L'idea di fondo che sottende "Carcarà" può sintetizzarsi in un'immagine dal forte impatto visivo, come ad esempio una capriola con triplo salto mortale. Un numero da circo o, se volete, da competizione olimpica, che spiega in maniera esaustiva il tentativo della band di proiettarsi sulla scena internazionale senza alcun timore reverenziale. Tanto che ci verrebbe da consigliare l'ascolto all'ultima vera discografica rimasta in Italia, quella Caterina Caselli che di tanto in tanto pesca nei bassifondi della musica nazionale per arricchire il suo catalogo (e giuro di aver pensato a questa eventualità prima che il "casco d'oro" si accaparrasse i Sikitikis). Perché se giusto qualche mese fa é stata data una possibilità ad uno come Raphael Gualazzi (che nell'insulsa categoria sanremese dei "Giovani" é parso un alieno, ne converrete), il combo napoletano meriterebbe gli venisse riservato, come minimo, lo stesso trattamento a livello promozionale.
Queste 13 canzoni sono infatti uno splendido affresco di come il linguaggio pop si possa plasmare secondo la propria volontà se l'artista (in questo caso la band) riesce a far emergere, nel processo creativo, la giusta dose di "incoscienza". Perché solo con questa prerogativa é possibile dar vita all'ennesimo ibrido tra swing, musica partenopea, ritmi tipici del Sudamerica (dai Caraibi al Brasile), diverse suggestioni caposseliane e le orchestrine da balera (o meglio ancora quelle dei mariachi). Quando poi succede, come in questo caso, che il risultato non é la semplice somma delle parti - altrimenti saremmo di fronte ad una serie sterile di "copia&incolla" - l'entusiasmo é alle stelle. Quasi come fu all'epoca per "Bring it on", l'esordio dei Gomez, che rimane un incredibile giostra musicale a cui "Carcarà" deve molto, quantomeno a livello di ispirazione e per l'approccio naif e privo di schemi. Un atteggiamento, questo, che tradotto in musica non significa affatto rivoluzione di stilemi, ma rappresenta un tentativo di andare oltre, elaborando qualcosa di personale.
Poi, é vero, di echi e reminiscenze ce ne sono un bel po': dai già citati Gomez, passando per Caetano Veloso, i Calexico di "The black light", fino a giungere a quella meteora che furono i Guillemots (non senza aggiungere, prima, un pizzico di Ennio Morricone). Il tutto, però, centrifugato e arricchito dalla tradizione melodica napoletana, forse l'unico collante possibile per rendere credibile questa fantastica accozzaglia di musiche. Scopritelo il prima possibile e andate a vederli dal vivo appena vi capitano a tiro: come minimo, vi faranno girare la testa.
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La recensione Carcarà di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-04-17 00:00:00
COMMENTI (6)
minchia si!
[:
molto molto bello
molto molto bello
Sembrerò Zingales mentre dirò sta cosa: sembra quasi che Nino Rota si sia reincarnato in qualcuno di loro. Ed in effetti sembra una cazzata. Mi limito a dire: Disco Meraviglioso.
confermo bravi
Siba:)
Disco zeppo, pienissimo di cose... però un bel salto di qualità... bravi!