Di questo disco mi sono innamorato mesi fa, alla faccia dei voti mediocri di buona parte della critica. Della sua intensità mi sono innamorato, della sua dote tagliente di arrivare al dunque. Della sua capacità di addensare parole contenuti emozioni, esprimendole con qualità e convinzione. Della sua ruvidezza. Della sua poesia, concreta e carnale. Mi sono innamorato del suo nervosismo, dei colpi di frusta dei sentimenti, dei pugni sui denti all'amore. Mi sono innamorato dei giochi del cuore, della malinconia seria, quella complicata, quella che, tolto il manierismo del dolore, resta solo l'essenza: un respiro storto, un sospiro che va di traverso.
Seconda prova per i perugini Colore Perfetto, che cambiano etichetta e raddrizzano il colpo. Cantautorato rock di razza: come definizione ti piace? Dopo il buon esordio del 2009, "L'illusione del controllo" calca i toni, fortifica le sfumature e si fa disco per grandi. Intendo per adulti. Centrando con delicato pragmatismo sconfitte e quotidiane resurrezioni sentimentali, David Pollini disegna strofe di una densità rara, che se fossero pezzi di frase su carta sarebbe quei classici stralci di pensiero letti di notte e sottolineati di forza: "la voce che trema rende tutto più autentico sai, il teatro fra noi".
Immerse in linee melodiche semplici quanto dirette, le parole si perdono tra ruvidezza e poesia, descrivendo uomini soli, vinti, traditi e traditori: "tu non mi manchi più, è solo la follia che prende il posto tuo". Uomini che sbattono con gli affetti, che dell'amore apprezzano tutto quello che non sono capaci di mantenere in vita.
L'influenza di Moltheni, si è già detto e ridetto, è stata indubbiamente forte nel primo lavoro (di cui Umberto Giardini era produttore artistico). La sua presenza, più o meno diretta, è viva anche qui. Preso atto di questo, l'autenticità del gruppo non può essere messa in discussione. Molto spesso e con superficialità, questo disco è stato bollato come facile e derivativo. Non sono d'accordo: i Colore Perfetto vivono di vita propria, al confine tra la forma canzone più tradizionale e quella più alternativa. Le influenze ci sono (da Benvegnù a Godano), ma non le considero dominanti. A dominare, piuttosto, è una capacità di scrittura ampia e che merita attenzione. Senza gridare al miracolo, accorgerci di questo sarebbe già gran cosa.
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La recensione L'illusione del controllo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-07-07 00:00:00
COMMENTI (1)
Bravi ragazzi!!! Saluti dal vostro concittadino "emigrato" a Barcellona, magari prima o poi ci si incontra, saluti e un super in bocca al lupo per tutto!