Stylosofia, cantautorato archeologico e frivolezze vintage, non senza genuini chiostri di valore. Se vi piace seguire la corrente, questo disco dischiuderà ghiotte leccornie
È il proto-stomp segaligno di “Dormire di Giorno” ad aprire l'ultimo lavoro del livornese (ma bolognese d'adozione) Marcello Petruzzi, nel nom de plume 33 ore, altro songwriter votato all'italian style. Pare sin dalle prime che dichiari un amore sviscerato per i prodromi 90 dell'indie nostrano targato Afterhours, a metà tra lo-fi casalingo e un universo referenziale calato nel territorio.
“Heyh o!” tuona con jive selvaggio, e pare fare un po' il verso ai precedenti di Oratio e Nicolò Carnesi, ascendendo oltre le ceneri al mai dimenticato Rino Gaetano. Le influenze italo-americane a metà tra Carosone e Waits calano l'opera ne “Il Più Bello dei Mondi Possibili”, in un blues saltellante e tenuto in levare da fiati esperti. Con “Diverso” arriva il Delta, tra vagiti in falsetto e chitarre fuzzy.
Potremmo dire che quello di 33 Ore è un disco di maniera, laddove si ravvisa forte il solco di una scena, quella italiana attuale, fatta di stylosofia, cantautorato archeologico e frivolezze vintage, non senza genuini chiostri di valore. Se vi piace seguire la corrente, questo disco dischiuderà ghiotte leccornie.
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La recensione Ultimi errori del Novecento di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-11-25 00:00:00
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