Una band influente a livello mondiale e dimenticata in Italia. Sedici cover e due brani inediti. Una biografia da vere assolutamente. Signore e signori, i Krisma.
“Poi c'è gente che viene dal Veneto / per vedere il cantante Patrizio / e il suo porno comizio” cantava Lucio Dalla in “Treno a vela”, 1977. Già, ma chi era il cantante Patrizio? Probabilmente si chiamava in realtà Maurizio e di cognome faceva Arcieri, metà dello splendido duo Chrisma, che tra 1976 e 1977 si era proposto sulla scena italiana con una inusuale sexy disco grazie a due 45 giri (“Amore/Sweet Baby Sue”, con il lato A scritto da Vangelis e suonato dalla sezione ritmica delle leggende afrofunk Osibisa, e “U”) e che era completato dalla moglie svizzera, ex sua personale groupie, Christina Moser.
Maurizio aveva una storia lunga, iniziata nei Sixties come vocalist dei New Dada, band milanese a tratti garage emula degli Stones, cui fecero da spalla nel 1967, quando avevano già nel carnet il supporto ai Beatles nel 1965. Maurizio è bello e piace alle ragazzine. Quando il beat tramonta, è pronta per lui una carriera da solista, prima su lidi r’n’b (e il suo terzo singolo è proprio “Il Comizio”, 1967), poi sempre più easy listening, fino alla deriva nel melodico italiano (occhio che su Youtube è reperibile uno speciale per Tv Koper Capodistria da urlo), in linea con i musicarelli. Un tentativo quasi progressive, sicuramente molto rock (l’album “Trasparenze”, 1973), viene ignorato dal pubblico, ma dimostra che Maurizio non ha voglia di arrendersi.
La svolta avviene nel 1976, a Londra, quando con la moglie, sposata due anni prima, avvia una nuova carriera come, appunto, Chrisma (dalle iniziali di Christina e Maurizio), sotto il patrocinio del direttore artistico Niko Papathanassiou, fratello di Vangelis. Al buon Lucio Dalla chissà cosa frullava nella testa, nel 1977: quale ne fosse il motivo, dal testo di “Treno a vela” si vede che non apprezzava molto la proposta del bel Maurizio. Si sbagliava, perché nello stesso anno in cui il cantautore bolognese pubblicava “Com’è profondo il mare”, i Chrisma (dal 1980 Krisma) pubblicarono un altro album fondamentale per la storia della musica italiana: “Chinese Restaurant”, a tutti gli effetti il primo disco new wave del Bel Paese, anche se all’epoca i nostri si proclamavano punk. Brani come “Black Silk Stocking” o la lenta e decadente “Lola” sono nel mood del Bowie berlinese e degli Ultravox. Gli anni successivi confermeranno l’importanza del duo, autentico portabandiera dell’elettronica in Italy e autore di brani capolavoro come "Gott Gott Electron", "Aurora B.", "Many Kisses", "Water", "Samora Club" e "Nothing To Do With The Dog", stimatissimo all’estero e sempre guardato con sospetto in Italia dalla critica e dalla discografia, nonostante alcuni buoni successi nelle charts.
Oggi dei Krisma si parla come di ospiti fissi del varietà tv “Chiambretti Night”. E così, Joyello Triolo, musicista elettronico di Verona, ha avuto una bella pensata: un bel tributo ai Krisma. Non solo la classica rassegna di cover ad opera di autori poco noti di oggi e di ieri (fanno eccezione Enrico Fontanelli degli Offlaga Disco Pax, che qui però appare con i Volvo Tapes, i XX Century Zorro del 1992 di Miss Xox e Teho Teardo, del Great Complotto di Pordenone, la comparsata di Andy dei Bluvertigo e i bolognesi garage beat Gli Avvoltoi), peraltro arricchita da qualche artista Usa (Red Flag, alias di Chris Reynolds, e AntiQuark, autori di un’ottima versione di “Nothing To Do With The Dog”) con l'aggiunta di due nuove composizioni dei Krisma stessi, ma anche un’ottima biografia del gruppo, unita a un’interessantissima intervista ai due.
Il disco è carino, le cover sono tutte gradevoli e di qualità, ma continuo a preferire la ruspante follia del duo, nonostante i due inediti non mi sembrino all’altezza del glorioso passato (il che diventa grave se si pensa che il primo, “Opera punk” dovrebbe essere il brano eponimo di una concept techno che il buon Maurizio Arcieri va componendo da tempo). Il vero valore aggiunto del lavoro è costituito proprio dalla biografia e dall’intervista: si rivelano particolari per nulla di poco conto e credo sconosciuti ai più. Sapevate che i due a un certo punto si sono trovati sotto contratto con la Polydor inglese, perché in Italia non se li filava nessuno? E che Claudio Fabi (cioè uno che ha prodotto PFM, Alberto Fortis, Ivan Graziani, Gianna Nannini e Paolo Conte) loro produttore artistico italiano all’epoca di “Many Kisses”, loro più grande hit, non credeva assolutamente nel potenziale commerciale del pezzo? Che a un altro punto della loro carriera il loro contratto era direttamente in Usa, con la Atlantic del mitico Ahmet Ertegün, che li volle personalmente, e che la CGD di Caterina Caselli si rifiutò di fare uscire in Italia l’album prodotto in Usa, mentre laggiù nientemeno che Afrika Bambaataa e da tutta la nascente scena hip hop veneravano il duo italiano? Che “Water” è stata registrata da Martin Hannett, l’ingegnere del suono di “Unknown Pleasures” dei Joy Division? Che i Krisma hanno a lungo collaborato con Vangelis? Che la Bollicine di Vasco Rossi buttò un loro disco nel cestino?
Dei Krisma si è scritto tanto, ma soprattutto inesattezze: “Krisma Chybernation” è qui anche per rimediare a questo. Se ne consiglia strettamente l’acquisto.
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La recensione Chybernation di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-02-13 00:00:00
COMMENTI (1)
i Chrisma hanno fatto un buon album "italiano" per l'epoca : “Chinese Restaurant” (ma non erano "Punk"...) era anche in classifica su " Melody Maker " poi niente altro di rilevante.