“Deadband” conferma il valore dei Suzanne’Silver, bravi anche per quel senso di rivoluzione permanente che sta caratterizzando la loro discografia.
Che l’atmosfera cambi, e tanto, rispetto all’intimismo polveroso del disco precedente, è chiaro sin dall’attacco di “Green Ocean Breezer”: un blues storto e distorto con attitudine math che, tra June Of 44 e Slint, porta i siciliani Suzanne’Silver alla scoperta della loro terza giovinezza, dopo il rock abrasivo di “The Crying Mary” e il folk essiccato di “La Madonna Soprattutto”.
“Deadband” mostra un gruppo che cambia volto per l’ennesima volta e ha parecchia distorsione da scaricare sulle orecchie dell’ascoltatore. Il gioco che i Suzanne’Silver propongono, però, è qualcosa di più stimolante di un semplice fuoco a volontà sparato nel mucchio. Perché è nella reiterazione dell’attesa la chiave di volta del lavoro: una sorta di deflagrazione promessa e disattesa, come una minaccia credibile e imminente, ma sventata soltanto per un soffio.
Il pieno di claustrofobia che ne segue regala allora strani ibridi, come il crescendo grunge di “United States Of England” o come il curioso rock di “Wave A Surfer Waits”, un incubo vagamente Tom Waits fatto di nervi tesi e brusche frenate a mezzo centimetro dall’abisso.Il resto della raccolta è una rincorsa di schizofrenie noise e bizzarrie quasi jazzate, che annunciano tempesta e raccolgono applausi.
“Deadband” conferma il valore dei Suzanne’Silver, bravi e interessanti anche per quel senso di rivoluzione permanente che sta caratterizzando la loro discografia.
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La recensione Deadband di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-08-02 00:00:00
COMMENTI (1)
Mi avete conquistato al primo ascolto! tralasciando genere (ottimi riferimenti) e buone capacità date l'impressione di essere VERI !