“Qualcosa È Cambiato” non è un album incredibile, è un disco terra terra, vero e carico di emozioni. Non è un album che spacca, è uno splendido album.
Io alle star preferisco gli esseri umani. A chi fa musica per le masse preferisco chi fa "musica per alcuni". E al sound più fresh preferisco un suono tradizionale ma di rottura.
Ghemon è quello che ti aspetti eppure ogni volta ti stupisce, uno che si evolve in continuazione senza mai perdere coerenza, uno che sa raccontarsi in maniera genuina senza mai una posa. Uno che fa le cose con passione e talento, sin dall'esordio con "Bloodstains" del (lontano) 2000.
Avrei in testa mille paragoni, ma nessuno regge. Perché Ghemon ha una sua unicità, che lo rende diverso da chiunque altro nonostante inevitabili punti in comune. Il fatto è che di Picariello mi ha sempre colpito la naturalezza che dimostra di fronte al mic. Non l'ho mai conosciuto di persona, ma sono certo che mette davvero se stesso in ogni singolo brano. Le sue canzoni raccontano storie di una generazione di bravi ragazzi più verso i trenta che verso i venti, disillusi guerrieri in cerca di un po' di pace.
Lungimirante, lo aveva giurato cinque anni fa: “Qualcosa Cambierà”. E ora siamo al giro di boa, al punto di non ritorno, e sul futuro dell'artista campano – al momento - si sa ben poco: prima l'annuncio del ritiro e poi quello di un cambio di rotta. “Qualcosa È Cambiato” è un lavoro intelligente, elegante e pieno di stile. Bello. Ghemon ha ormai raggiunto un livello di complessità nelle metriche davvero notevole, e riesce a raccontare in maniera dettagliata e precisa stati d'animo e situazioni, guardando la realtà che lo circonda con un sorriso amaro sulle labbra, fra rap e cantautorato, fra... anzi no, si era detto niente paragoni, che in questa sede è lecito parlare solo di Ghemon.
L'album (il penultimo nella sua carriera rap?) è costruito su ottimi beat dal marcato gusto funk e soul, e al solito l'artista campano parla di vita, musica e amore, tre concetti saldati e inseparabili. Già dalla traccia di apertura “Pts Pt. 2”, si avverte però il desiderio da parte di G di un cambiamento, la volontà di evolversi ancora e abbandonare dei panni ormai stretti: "Non ho mai sopportato l'idea di stare fermo, in coda nella stessa fila in eterno". È la stessa insofferenza che traspariva da "Fantasmi Pt. 2", l'ottimo singolo introspettivo che precedeva di qualche settimana l'album. In “Qualcosa È Cambiato” non si parla di zozze, droghe e storie brutte, si parla piuttosto di Donne (“Un Giorno in Più dell'Eternità” con Killacat) e routine lavorativa (“Piano di Lavoro” con Andrea Nardinocchi). Le droghe? “L'effetto non vale l'uso, per questo non le consumo” (“Fantasmi Pt.1”).
“Qualcosa È Cambiato” non è un album incredibile, è un disco terra terra, vero e carico di emozioni. Non è un album che spacca, è uno splendido album. Insomma, è un album di Ghemon, un tizio che resta vero sin dal debutto. E non so al momento come si evolverà la sua carriera, ma quando dice “Resterò un b-boy anche nei miei dischi cantati”, io in fondo ci credo.
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La recensione Qualcosa è cambiato di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-02-16 00:00:00
COMMENTI (1)
Gran bel disco...