Esordio notevole, noise e hardcore con la schiuma alla bocca
Un disco registrato su bobina non puoi fare altro che srotolarlo, per scoprirlo interamente. E se tra le pieghe escono, senza nemmeno starli troppo a cercare, gli Hüsker Dü del periodo “Zen Arcade”, i NoMeansNo, i Gang of Four, i Jesus Lizard beh, un pochino ti incuriosisci. Da dove saltano fuori questi Zedded? E soprattutto, dove andranno a parare?
Dopo un cospicuo numero di ascolti, al volume che si conviene a un album come questo (alto), direi che non ho più dubbi: gli Zedded sono un signor gruppo. Chirurgico, riconoscibile, e più di tutto: con la schiuma alla bocca. Requisito fondamentale, se come loro suoni qualcosa che sta all’incrocio tra noise, hardcore e garage. Affrontando anche il blues senza timori reverenziali (in “Clauco”), come solo pochi in Italia sanno fare (i Waines, da diverso tempo, i primi della fila); riesumando il punk-funk (“Bugatti”), togliendogli di dosso tutto il fighettume e sporcandolo di fango e sudore; o mettendo l’una di fronte all’altra le esclamazioni dell’hardcore punk anni Ottanta con le insicurezze del rock alternativo di inizi Duemila (“Komodo”). Il tutto senza mai deviare dal proprio suono, merito anche di una produzione (ma dai? di Niccolò Mazzantini degli Appaloosa...) ottimamente calibrata. E certo bisogna dire che la scelta della registrazione in presa diretta, live in studio e completamente analogica, ha dato i suoi frutti.
Esordio notevole per i livornesi Zedded, che suonano già in giro da parecchio (quasi dieci anni) ma che solo ora hanno partorito l’agognato full length. Un’ultima buona notizia? È in download gratuito, dal sito della band.
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La recensione Zedded di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-06-25 00:00:00
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