Gothic - wave per un ottimo debutto, che potrebbe far furore oltreoceano.
Forse folgorati sulla via di un'oscura Damasco, i Vanity hanno risposto alla chiamata dell'occulto. La parabola di questa band toscana formata da autoctoni e oriundi, è strana ed insieme molto lineare. Nati come combo di indie rock, hanno ben presto trovato più pertinente dare sfogo alla loro dark side, ad un registro romantico ai confini col gotico. Una strada di solito percorsa al contrario dalle tante band che sfruttano i sensazionalismi e le mode del momento. Questo anticonformismo si rivela vincente e le 10 tracce di "Occult You" lo confermano.
Le prime note di "Sleeping Tears" sembrano abbeverarsi alla fonte del dark, che non conosce secche. Ne esce fuori un singolone che fonde i Fields of the Nephilim con i Type O Negative. Spicca su tutto la voce di Nuri, profonda e dinamica. Le carte in tavola cambiano radicalmente con la lenta ed oscura "Under Black Ice", che sembra uscir fuori dai solchi più tetri di "The Wall" dei Pink Floyd, oppure dai Tiamat di "Wildhoney". Una perla nera. "Ghosts" torna su ritmi più sostenuti, deve qualcosa ai Sisters of Mercy e fa venir voglia di ballare nelle discoteche gotiche che andavano tanto alla fine degli anni 80. "Ruins" e "Pagan Hearts" sono collaudati ibridi tra il metal e il gothic, fondono i Depeche Mode con gli HIM e mi sembra già di sentirle in heavy rotation su una radio indie rock americana. "Sun" addirittura spinge su un indie doom davvero imponente. "Time's New Romance", climax cadenzato ed esplosione finale, new wave all'ennesima potenza. "Limbo", pezzo strumentale molto interessante, ci porta dritti verso un'elettronica kraut e dispiace solo che non duri una decina di minuti, ma cede il passo a "Occult You", la titletrack che evidentemente è un omaggio al tema di Twin Peaks di Angelo Badalamenti come fosse suonato dagli Ultravox. La traccia di chiusura, "The Wanderer", torna sulle dinamiche che fanno da padrone in questo album: quelle della new wave suonata con piglio metal e chiude in potenza. Tutti i pezzi sono concatenati in un concept: "Al centro dell'opera un eroe in guerra, un guerriero ossianico, che si batte malinconico contro il nulla tra paesaggi sepolcrali, per se stesso e per l'amore perduto." Fa strano pensarli italiani, i Vanity, perchè questo album, negli Stati Uniti, sarebbe in classifica tra i grandi del genere.
Una copertina magnetica, un debutto che in meno di 40 minuti disegna tutto il percorso artistico dei Vanity, tra l'indie wave e il gothic metal, mentre tralascerei etichette come Black Metal, decisamente un'altro mondo. Sarebbe molto interessante ascoltare altri pezzi di electro/shoegaze, territorio che, quando esplorato in questo album, suggerisce ottime possibilità. Un bel debutto, che può far felici i cultori dell'oscura vanità ed essere approcciato positivamente anche da quelli che col metal non hanno mai avuto a che fare.
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La recensione OCCULT YOU di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-01-31 00:00:00
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