Tra avanguardia e conservatorismo, come da abitudine: il ritorno dei Pankow è un ammirevole esercizio di stile in territori elettronici ormai addomesticati da tempo.
Pionieri sono nati e da pionieri moriranno. Da ormai 30 anni i Pankow monopolizzano autorevolmente – insieme a pochi altri – la scena elettronica di casa nostra (e non solo), e lo fanno sulla scorta di ripetute reincarnazioni fisiche e musicali che li hanno visti nel tempo rinnovarsi umanamente e artisticamente, sempre e comunque intorno alla figura irremovibile di Maurizio Fasolo, ideologo e regista della band, nonché portabandiera di un’elettronica cangiante e contaminata, sempre nuova, moderna, spregiudicata eppure così religiosamente rispettosa del passato.
Non cambia quindi il riconoscibile marchio di fabbrica del combo toscano ma mutano ineluttabilmente le sue forme d’espressione: è dunque sul consueto impianto minimal-industrial che vengono via via iniettate virulente tossine EBM, pop, dance e persino barocchismi operistici di scuola inglese (il coro d’apertura del disco “Great Minds Against Themselves Conspire” è tratta dal "Dido And Aeneas" del compositore inglese del XVII secolo Henry Purcell). Piccoli dettagli alla fine, microscopici colpi di genio, finezze sperimentali che tratteggiano anzitempo il futuro e glorificano il passato in un battito di ciglia.
Non cercate in “And shun the cure they most desire“ il miglior album dei Pankow (la cui media qualitativa, peraltro, resta per altri loro colleghi inarrivabile traguardo) ma un ammirevole (quanto autoreferenziale) esercizio di stile da parte della loro più affiatata formazione di sempre (Fasolo, Regi, Favati e il duo Bram Declercq/Alex Spalck a spartirsi le partiture vocali), comodamente seduta tra conservatorismo e avanguardismo, rumorismo apocalittico e compulsiva ballabilità, antiche fascinazioni krautrock e contemporanei slanci futurepop, ma soprattutto intenta a crogiolarsi alla luce della sua stessa schiacciante personalità e lungimiranza, come del resto “Crash and Burn”, “Kein Entkommen”, “Radikal” e “Suffocate” stanno lì a dimostrare. Ah, dimenticavo, questo gradito ritorno contiene anche un bonus CD con remix e nuove versioni di vecchi classici, con ospiti come Rabia Sorda e Tying Tiffany. Adesso è Natale!
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La recensione And shun the cure they most desire di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-03-21 00:00:00
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