Il garage disperato e ironicamente beffardo espressione della poetica del disagio
Siamo ormai certi che quella de Gli Ebrei può a tutti gli effetti essere chiamata la poetica del disagio. Il futuro, la provincia, la lettura del giornale, l'amore, la convivenza, il vicinato. Dalla micro alla macro situazione che sa metterci a disagio. Si insiste su quel filone della sopravvivenza al sonno della ragione che genera mostri, ma qual è la strategia dell'esemplare umano di provincia? Andare alle feste, fare musica, scappare, fuggire, prendere un treno per altri lidi, per andare in un altro posto che ugualmente ti stancherà. E incontrare ancora gente uguale a te: ma guardati, è da te stesso che stai fuggendo. L'alternativa è prendere un altro treno, ma prenderlo in pieno.
Mescolando la loro attitudine garage spudoratamente lo-fi al gusto per un certo atteggiamento punk (no future, verrebbe da dire) che ne rafforza l'urgenza espressiva, Gli Ebrei ripercorrono e approfondiscono le tematiche dell'ottimo esordio “2010”, portando nell'ep “Disagiami” alcune verità spesso invisibili ma assolutamente ovvie (“Stare con un'altra mi è servito sai / A capire quel che tu sei per me / Non sei”), certe frecciatine mascherate da autoironia (“Sintonizzato su una radio / Testi ammiccanti in rima / Su merda apocalittica / Oddio siamo noi in fotografia”), sempre con la loro vena dissacrante capace di ricoprire di un velo di buffonaggine ricercata quel senso di disagio, la fantozziana nuvola nera pronta a piovere sulle teste della nostra generazione di ghettizzati dalla vita.
Dal canto appeso e psicopatico di “Disagiami” o l'assolo di chitarra sguaiato come un kazoo di Bennato sotto acido di “Scatola nera”, Gli Ebrei sono i nuovi punk prima di te, l'urlo di un garage disperato con un sorriso beffardo in faccia.
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La recensione Disagiami di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-05-31 00:00:00
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