Repetita iuvant. La band riprende una serie di brani dei primi album, un'operazione più che riuscita.
A distanza di più di un decennio dagli esordi discografici gli Spiritual Front hanno deciso di dare alle stampe un disco (che diventa due nell'edizione limitata) contenente la rilettura di una serie di brani provenienti dai primi album e dal magistrale split con gli Ordo Rosarius Equilibrio, oltre a qualche nuovo brano per amalgamare il tutto. Un'occasione per rivisitare le prime tappe del percorso del gruppo romano, andando ad arricchirne il sound cupo e oscuro con arrangiamenti ed orchestrazioni più affini alle molteplici sfaccettature che la band ha saputo intagliare col tempo nel suo sound.
Tracciando un ideale trait d'union tra le opere originali ed il più recente "Rotten Roma casino", le sonorità si distaccano dall'ambito neofolk scarno e marziale per trovare una loro più ricca e personale dimensione. "Soulgambler", originariamente una ballata calda e scura che richiamava i Death in June, ne esce con un'inedita levità, dichiarata sin dai primi accordi di chitarra e dall'impostazione luminosa della voce nel ritornello. La stupenda "Song for the old man" si ricama una nuova veste più calda ed ampia in cui le percussioni si rilassano, i suoni vengono pervasi da una malinconia più solare e latina, la chiosa anzichè sfumare in una polverosa e mitteleuropea melodia folk in bianco e nero si apre e sale come in un anelito epico tra archi e campane. La nuova maturità stilistica inietta personalità in ogni singolo brano, dal piano di "The devourment of the will" agli archi della rispettosa versione di "Autopsy of a love", arrivando a trasfigurare pezzi come "A long summer for the dog of Satan", che si lascia alle spalle voce femminile e vinili francesi e diviene uno sghembo folk dal sapore scuro ma ben più mediterraneo. "We could fail again" è esemplare, resa magnifica dal tremolo della chitarra e dalla nuova linea vocale.
Un'operazione più che riuscita: i fan più giovani potranno godere di alcune delle più belle canzoni del fronte per come oggi la band le vede e sente, e chi ancora non conosce il gruppo ha un'ottima occasione per avvicinarvisi. La riconferma che gli Spiritual Front stanno costruendo un'identità stilistica ben più grande ed universale, superando formule ed etichette. La riconferma, insomma, di una delle realtà più importanti dell'underground italiano. Consigliato senza riserve.
---
La recensione Open Wounds di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-05-16 00:00:00
COMMENTI