Dall'indie-folk tutto fisarmoniche e glockenspiel al blues grezzo degli oneman band il distacco non è così incolmabile come sembra: lo dimostra questo ottimo disco
Insomma, sembra che dall'indie-folk tutto glockenspiel e fisarmoniche al blues grezzo degli oneman band il distacco non sia così incolmabile. Già, perché Elisa, che fino a un paio d'anni fa militava negli eterei Le-Li, si è riscoperta in una nuova veste, che già sin dal monicker, Elli De Mon, riecheggia il maledettismo quasi obbligato di un certo immaginario blues-punk.
Via libera dunque a grancassa e sonagli a tenere il tempo, mentre voce e chitarra resofonica si sobbarcano il lavoro sporco, che non manca. E sin dalle prime battute il cortocircuito tra il passato e il presente della Nostra si fa davvero interessante, sia perché dal punto di vista sonoro il nuovo progetto fila come un treno - e credo che anche i fedelissimi della scena blues potrebbero concordare - sia perché, a differenza di tanti, troppi colleghi oneman band, la ragazza sa davvero cantare.
Dunque, tanto negli episodi più ruvidi, più di genere se vogliamo ("Leave this town", "Devil"), quanto in quelli ("Boogie man, "Walk away" e soprattutto "Light") in cui si concede un minimo di melodia, è proprio la voce a dettare le regole del gioco, a cui poi la chitarra si adegua, finendo per trovarcisi a meraviglia. Un po' nello stile dei Kills, band a cui è impossibile non pensare ascoltando questo disco; benché in realtà i rimandi alla tradizione blues di Elli De Mon siano ben più forti, mentre minori sono quelli al mondo alternative, con l'eccezione di outsider come Jon Spencer ("Devote") e Billy Childish, non a caso curiosando nel curriculum di Elisa si scopre anche un'esperienza punk negli Almandino Quite De Luxe.
In definitiva, a me questo esordio solista ha decisamente convinto, tant'é che a memoria potrei dire che è il miglior disco italiano di una oneman band (sì, va bene, lei è una onegirl band, ma dà le basi, come direbbe mio fratellino piccolo, ai nove decimi dei maschietti che suonano questo genere) che ho sentito da molto tempo a questa parte - con l'unica eccezione di Adriano Viterbini, se proprio si vuole considerare oneman band anche lui (ma secondo me sono due cose diverse). Ad ogni modo, scusate, concludo sull'album di Elli De Mon: bene bene bene.
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La recensione Elli de Mon di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-02-22 00:00:00
COMMENTI (1)
wow!