Nuova ragione sociale degli Esperanza, non disattende le alte aspettative
Continua l'emozionante avventura dei tre esperanti ora sotto il nome di Dead Heat. Lo stile è quello riconoscibile del loro eccezionale album della fine del 2011, un mix di jam con gli strumenti, comunicativa pop e sperimentazione della forma. “Bosco” è il numero sognante che dà il nome all'uscita: voce sfatta, arpeggi di chitarra, field recordings, percussioni sparse; nella sua oscura e locomotoria versione remix a cura del berlinese Lucy (Berghain) pare quasi il contraltare da club a “Jaipur”, dal soprannominato primo album dei nostri. “The Dam” ha un sapore ancora più vicino al linguaggio che ce li aveva fatti amare: un malinconico pianoforte e screziature di chitarra introducono un inarrestabile groove in 4/4 con aperture floydiane ancora nelle chitarre, synth ottanteggianti e di nuovo il pianoforte a preparare l'arrivo di due linee di voce affogate nel pitch down. Ci pensa poi lo svedese The Field a portare con eleganza quest'altro germoglio verso territori quasi progressive house. Troppo poco per dire dove andranno i tre esperanti, molto per dire che il livello non disattende le alte aspettative.
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La recensione Bosco EP di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-02-18 00:00:00
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