Panorami sintetici, campionamenti, e l'inverno sempre prossimo a venire
Un oceano di mondi sintetici e campionamenti mi invade ascoltando i Delay_house, quasi fosse il momento per dedicarsi soltanto all’elettronica, asciutta, dilatata, dallo sguardo fisso sul computer e i pensieri volatili. I suoni scorrono e io lascio che scorrano, minimali, ora secchi poi morbidi, e cedo al fascino del loop, alla seduzione di giochi tecnologici, alle poche parole effettate e ripetute che spezzano l’andare dritto e cadenzato dei pezzi.
Domina i passi di un giorno stanco la drum machine di “Se mi dai i soldi”, irrompe nello stomaco e lo fa suo il basso in “Twittami di Notte Obsession”, sottraggono la notte al sonno gli incastri sonori ballabili di “Nuovo Inno Nazionale”: l’oggetto del desiderio si pone nella sottile distanza tra l’uomo e la macchina, colmata dalle dita che muovono leve e pulsanti in grado di trasformare idee in sogni ibridi, fatti al tempo di elettricità e materia umana.
“Se Potessi Abbracciare Qualcuno Abbraccerei” è un collage di frammenti shoegaze, “Una Volta mi Hanno Rubato” è anni ottanta con ghiaccio, sai quei gesti meccanici che facevamo appena premevo play nelle serate new wave? Ecco, quelli, e a chiudere l’etere dolcezza di “Tesoro Devi Sapere che”, sottile e coperta di ricordi: sì, è una vera love song, non ti sbagli.
Un album di panorami sintetici, campionamenti e loop, per le notti sottratte al sonno, i giorni stanchi, e quella sensazione di inverno prossimo a venire che non ci abbandona mai, nemmeno ora che il sole pare esplodere, e anche se tutto sembra sistemarsi: purtroppo o per fortuna, non ci abbandona mai.
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La recensione 4 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-06-11 00:00:00
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