"La Sete" parla di amore, o forse no, ma di sicuro riesce a scatenare sensazioni genuine attorno a sé
Oggi è una giornata lentissima, fiacca, ma ci sono cose da fare e devo riprendermi adesso. Premo play e ben presto mi ritrovo attenta e curiosa verso l’Ep di La Sete, quattro brani che sono riusciti a scatenare in me qualcosa, da dentro, una sensazione genuina di quelle che provo poche volte durante le mie giornate, di quelle che quasi quasi non vorrei neppure spiegare, ché tenerle per me gelosamente sarebbe più bello.
“Rospo” ha la capacità di andare a pizzicare quei punti nascosti che si spalancano come grandi finestre su un paesaggio soleggiato e se chiudo gli occhi mi lascio trasportare da questo indie folk dal retrogusto pop, e divento poi frenetica con “Tra la gente a posto tutto scorre normalmente”, gridato come fosse un pezzo degli Altro, vestiti però di abiti folk luccicanti. Con “Trentenni in pausa pranzo” e il suo tempo in tre quarti come fosse un valzer sono di nuovo in quella stazione semideserta dove tante volte ci siamo salutati, forse troppe, e “Semideserta” tratteggia campiture sonore veloci, sembrano le immagini che osservo dal finestrino della macchina e allora tutti i colori si confondono fra di loro, il blu si mescola al rosso e il verde sovrasta il giallo in una bellissima confusione.
“La sete” parla di amore, o forse no, quello che è sicuro è che questi brani mi hanno incuriosita molto, profumano di quelle cose buone che solo d’estate fiuti nell’aria, di quei flashback che durano un attimo e puoi declinare anche al futuro, come se potesse accadere davvero e “se io sapessi come si fa lo andrei a dire a tutti”. Non mi resta che aspettare qualche altro brano e, nell’attesa, godermi questa piccola chicca.
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La recensione LA SETE di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-06-25 00:00:00
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