Tra Flying Lotus e Apparat, un lavoro buono in ogni suo dettaglio
Vedo l'immagine dell'artista, che in viaggio tra treni e aerei, tira fuori il suo diario e ci scrive sopra quello che ha dentro. Ora, sostituiamo la moleskine con un laptop. E il diario facciamolo diventare un audiodiario. Al posto delle parole mettiamoci i suoni ad esprimere impressioni, pensieri, riflessioni in solitario.
Questo primo full lenght di Kein, producer e lavoratore della musica da anni attivo e prolifico in italia e all'estero. È un lavoro personale, intimo, di ricerca e introspezione. La via scelta per comunicare lungo le 7 tracce che compongono "In Bloom" è l'elettronica ambient, Idm, glitch. Emozioni e impressioni catturate col microfono sempre a portata di mano e costruite sapientemente passando attraverso luoghi diversi, dalla pioggia di Londra, ai cieli di Berlino, dalle strade di Barcellona allo all'aria fredda di Ginevra, fino qui da noi, nell'Italia che è casa.
Questo disco, uscito per l'etichetta inglese AudioBulb, segue due precedenti ep, “Suburban Turntablism” del 2007 e “Fondle” del 2009, come l'invecchiare di un buon vino. Le influenze sono chiare e citate senza troppi patemi d'animo, di Flying Lotus e Apparat ci si accorge subito, e volendo andare a fondo alla questione, pure il mastering si scopre curato da Klai Bankenberg, uno che con Apparat ci ha lavorato proprio.
La prima traccia, "Untitled", parte con un crepitio di focolare che ci suggerisce di metterci comodi in poltrona, alla sera, e tendere le orecchie. Gli spazi, le atmosfere, gli ambienti sono in continuo divenire, si spiegano come vele al vento, se mi concedete la facile analogia. Per la traccia che dà il nome al disco invece è interessante tentare di capire come il ritmo e lo scricchiolare continuo del beat si intersechino tremendamente bene con gli archi che scavano il letto del fiume in cui scorre la canzone. "Brixton Road" invece è buia, umida, fatta di ciotoli grigi: una foto sfocata con la luce gialla dei lampioni a farci intendere dove ci troviamo. "Isländische" è una chiusura che vale come la ciliegina sulla torta. I synth che abbaiano, le macchinenette che stridono, i bicchieri che richiamano l'attenzione come fosse il momento del brindisi, e io a questo disco brinderei volentieri, ovunque mi trovassi. Un lavoro buono ovunque, senza appartenenze a costringerlo e limitarlo.
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La recensione in BLOOM di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-07-24 00:00:00
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