La Further Records ristampa K, il disco capolavoro del producer romano
Sette tracce, due per lato, due vinili. Te lo ricordi quando i dischi uscivano normalmente così? E tu magari ne prendevi pure due copie per allungare il mix durante un dj set. Niente loop fatti al pc, niente sincronizzazione automatica dei pezzi. Per carità, niente geremiadi, è il 2014 e figuriamoci se non si riesce ad essere creativi facendo il digital jockey. Donato Dozzy le ha viste tutte queste cose: le doppie copie, i dj set al Brancaleone quando la techno romana era la cosa, la trasferta a Berlino quando la capitale tedesca cominciava ad essere sulla bocca di tutti, le serate al Panorama Bar, il dark side del clubbing prima che i promoter piazzassero definitivamente i vari Marcel Dettmann a dettare legge. Se li ricorderà Donato gli Autechre a Roma nel 1994, il loro primo live italiano? Perché in "K", che era già uscito nel 2010 ma ora che i tempi sono maturi viene ristampato a maggior gloria della sua (originale) visione onirica della techno, di Autechre se ne sentono: vedi la traccia conclusiva, la settima (Donato non nomina le tracce come vuole tanta tradizione detroitiana). Ma si sentono anche i Boards of Canada come ridotti all'osso, o ascoltati da qualche camera anecoica. E ovviamente si sente anche la lezione detroitiana di cui sopra (quella dei Robert Hood e Jeff Mills), anch'essa filtrata attraverso qualche intorpidito pomeriggio italiano. Difficile dire chi faccia cose simili in Italia, se non rivolgendo lo sguardo all'entourage dello stesso Dozzy che negli anni ha anche dato corpo a esperienze discografiche interessanti come Elettronica Romana (i nomi caldi? Giorgio Gigli e Claudio PRC). Il momento è propizio e Donato Dozzy si gode giustamente il suo posto al sole dopo anni di onorato lavoro in quello che una volta era, incontestabilmente, l'underground. Non fatevi mancare l'ascolto di questo disco.
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La recensione K di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-08-27 00:00:00
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