Dolce, amaro e piccante: l'equilibrio di Mantra
Che Hyst sia una colonna portante del collettivo Blue Nox lo si capisce andando ai live dei suoi adepti e dei fratellini dell'Unlimited Struggle: lo vedi alleviare i fiati corti degli mc, dare forma ai cori e manipolare la folla. Lo riconosci subito Hyst, gli occhi taglienti, scivola sul palco con la leggerezza di un samurai e affronta lo show con la poesia di un figlio di Harlem. Lo vedi come conquista il pubblico, le rime dettate piegando il corpo verso il pavimento, come una serie di squat fatti da un professionista a cui non cedono ne muscoli ne aria, e un risalire lento quando la voce e torna limpida a occupare una melodica dolce. Un'anima eclettica, attore, grafico, regista e -ovviamente- rapper. Non è facile scattare una fotografia a un soggetto sempre in movimento, ma non è detto che non valga la pena guardare il risultato. Perché avere il temperamento (e la voce) per sostenere i live degli altri non significa sacrificare la propria arte, ed è così che Hyst occupa la casa spirituale del rap facendo uscire "Mantra", il nuovo album prodotto da Macro Beats.
Fin dalla prima traccia scorgiamo un Hyst con le mani congiunte, la sua è una preghiera che tanti fanno ma pochi mantengono: il volere essere sempre se stessi, onesti anche nei confronti dell'ascoltatore a cui è impossibile puntare il dito perché sarebbe un po' come tradirsi. Basta leggere la tracklist per capire quanto il verbo essere sia importante nel dizionario di Hyst, verbo sempre declinato al presente, il più semplice da imparare ma anche il più difficile da vivere. Nel cuore di Hyst c'è un adesso fatto di penna e carta alla mano ("Adesso scrivo", "Adesso parlo") c'è un passato glorioso ma non incensato ("HI-Fi", "Cassandra") e c'è il tempo per il divertimento più puro fatto di basi perfette, sfregamenti di mani e voci alte ("Fuck your party", "Anthem"). "Mantra" è una ricetta elegante ed equilibrata: la lingua dolce di Hyst si sposa alla perfezione con i contenuti amari e con i featuring piccanti, è un bel piatto da masticare e sminuzzare con il coltello, ma non è un menù. Maledetti occidentali, sempre più obesi ma mai sazi. Quello che amiamo di Hyst è di essere leader senza stare da solo nella stanza, quello di scegliere featuring che diventano condimenti coloratissimi: dagli amici Kiave, Mistaman, E-Green ai forestieri Willie Peyote, Musteeno e Jesto, tutte voci masticate e dagli accenti talmente acuti che è un sollievo scoprire che il flow morbido di Hyst riesce a cullarle tutte.
Il sound è spaccacollo, una sorsata di quel groove che tutti amiamo, ma sempre pronto a sfumare verso declinazioni più contemporanee, questo presobenismo privo di malinconia lo si deve al team composto da Big Joe, Fid Mella, Res Nullius dei Crazeology, Turi, Amon, Gheesa, Dj Dust, Jason Rader e lo stesso Hyst. Rigoroso nei testi come nelle produzioni, Hyst è uno a cui prude la testa, di sicuro non è una pedina, forse è proprio la scacchiera. Sta a lui decidere il colore e da che parte giocare.
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La recensione Mantra di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-09-16 00:00:00
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