Perchè limitarsi a vivere con lo sguardo basso? C'è tanto cielo da esplorare, basta "Guardare in aria"
Smettere per quaranta minuti di guardarsi indietro e cominciare a sognare, a “Guardare per aria” con l’ultimo album di Bianco. Le nove tracce del cantautore torinese, al suo terza album per INRI, hanno segnato uno stacco netto con la sua produzione passata, segnando una nuova fase decisamente più matura e consapevole. A dare uno dei contributi essenziali sono anche le numerose collaborazioni con artisti e musicisti del calibro in primis di Niccolò Fabi, di cui si sente l’eco per tutto l’album, la collega di etichetta Levante con cui duetta in perfetta armonia in “Corri corri” e ancora a guardare per aria Roberto Angelini, Pier Cortese, e tanti altri.
Un album raffinato nei testi e nell’esecuzione, mai scontato o limitato all’emulazione di cantautori italiani che ne tracciano le coordinate, senza togliere però personalità e incisività al lavoro. Ogni brano ha la sua colonna portante, la chitarra, che accompagna la voce di Bianco sicuro di sé e di quello che vuole trasmettere. Uno dei pregi dell'album è quello di recuperare la semplicità comunicativa della musica e Bianco lo fa rendendo omaggio con la canzone "Volume", un diretto rimando a uno dei maggiori nomi del panorama indipendente come i Tre Allegri Ragazzi Morti: "Odio chi è nascosto ma adoro ritrovarmi". È il volume della vita, dell’amore e delle difficoltà: avere la consapevolezza e la forza di poterle finalmente affrontare. Un pezzo più ritmato (tra i migliori dell’album assieme a "Filo d’erba" e "Corri corri") grazie alla presenza accentuata della batteria.
La prima traccia “Filo d’erba” crea l’atmosfera: Arriverà l’estate e i fiori si apriranno … le stelle ci invidieranno perché è meglio guardare per aria che a terra (…) e ti ritroverò ferma come un filo d’erba che non ha voglia di piegarsi alla realtà, e ti convincerò che il salto da fare è verso in su.
E poi ancora “Drago”, una canzone dall’incipit elettronico, l’unico dell’intero lavoro, che leggermente devia dalle altre tracce perché più melanconica. Si affrontano i propri incubi come in un viaggio onirico in un’altra dimensione: "la felicità è un drago fatto di gesti piccoli, così piccoli, quasi invisibili". Annullare la paura è possibile, quando si capisce che è fatta niente.
"Spesso è la paura di andare lontano mi fa restare vicino alle cose che amo, a quelle che in fondo io merito veramente. Volare, su un "Aeroplano" per avere un nuovo punto di vista sulla propria vita per arrivare alla conclusione che la lettura di noi è un romanzo aperto che non finisce mai.
La canzone che riassume l'intero senso del nuovo lavoro di Bianco è “Almeno a Natale”, quando ci vuole un manuale nella tasca per un comportamento giusto: è qui che si scopre un vero manifesto alla libertà, d’altronde “essere liberi è anche capire che per non passare la vita a fuggire, serve ogni tanto saper indossare, quel vestito buono che ti fa paura". Chiude “Le stelle di giorno”, una dolce ninna nanna in cui tra arpeggi e acustico le corde della chitarra, ma soprattutto dell’animo, vengono pizzicate, richiamando il suono di cicale diurne, un ossimoro continuo come la vita.
“Guardare per aria” è la colonna sonora di chi vuole vivere nell’ottimismo che qualcosa di straordinario ancora possa succedere, di chi spera di essere ancora sorpreso, di chi crede che la realtà non sia poi così cupa come vogliono far credere.
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La recensione Guardare Per Aria di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-02-14 09:00:00
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