Come se di matti non ne avessimo abbastanza a questo mondo
Come se di matti non ne avessimo abbastanza a questo mondo, tornano Le Capre a Sonagli con un'altra abbondante dose di follie sonore. “Il fauno” è la nuova affascinante creatura partorita da un mefitico accoppiamento tra lo spiritello sensuale che animava Mallarmé e gli incubi più inconfessabili di Debussy.
È sempre una sfida trovare parole nuove per descrivere quello che fanno Le Capre a Sonagli: storie di satiri, malefìci, il sudiciume più immorale che alberga nelle viscere del rock'n'roll, su partitura dura come lo stoner, con incursioni nel blues à la Tom Waits. Tutto impastato con oscurità di percussioni, grugniti e stralci di melodie, bestialità di ogni genere e improvvisi squarci di sbilenche ballad piratesche.
Come un party beat nel Kentucky “Nonno Tom”, come un boiler room a casa di Beck ”Uhaa!”, i lavori de Le Capre a Sonagli evocano sempre grandi odissee, poemi epici da leggersi e tramandare nei secoli, sprizzano immagini di riti tribali (“Pausa pranzo”), in un'aurea vintage e per questo immortale. Per amor di cronaca, sono fulminanti “Demonietto all'organetto”, “Serpente nello stivale”, l'inaspettata “Slow”, “Goo Porpacuttana” (tipo i Massive Attack di “Karmacoma” remixati da Blank Dogs).
Veramente un caso unico nel loro genere (qualunque esso sia), Le Capre a Sonagli sono incredibili per come maneggiano con scioltezza allucinazioni morriconiane, mitologia, western, blues, post-punk, restituendo un linguaggio unico sotto molti punti di vista. A costo di sbilanciarmi, penso che siano davvero una delle creature più affascinanti e visionarie d'Italia.
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La recensione Il Fauno di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-04-03 09:00:00
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