Come si fa la verità?
"Squallor" è un'altra storia di guerra. Da un lato Fabrizio Tarducci, dall'altro Fabri Fibra. Nel mezzo tanti altri personaggi che però sono secondari. I principali scenari conclusivi sono tre: vince Fabri Fibra e il personaggio ha la meglio sull'artista e l'essere umano; vince Fabrizio Tarducci e l'essere umano ha la meglio sul personaggio ottenendone il pieno controllo; i personaggi secondari prendono il sopravvento e Fabrizio "Fabri Fibra" Tarducci diventa pazzo.
Essendo una lotta fra due personalità appartenenti a una stessa persona contraddirsi è la regola: Fibra dice una cosa, Fabrizio un'altra, ma entrambe provengono dalla medesima bocca. Il primo parla di soldi e successo, il secondo parla di musica. Fibra della vita da star e delle sue complicazioni, Fabrizio di come è il più bravo a fare rap in Italia e della paura di non conquistare i presenti. È un continuo ribadire questa contrapposizione.
È la lotta interiore, da sempre protagonista. La paura di essere dimenticati, e quindi l'attaccamento al personaggio creato, e allo stesso tempo il bisogno di intimità e di distacco da quel mondo. Fare rap per passione ma allo stesso tempo per vivere: quando si smette di farlo per bisogno e si inizia a farlo solo per soldi? Ecco perché forse un'amnesia è quasi desiderata, scordarsi tutto e rifugiarsi in un presente senza passato. Questo dualismo è percepibile anche nelle strumentali: molte hanno un'evoluzione, un cambiamento che arriva quasi a fine brano, come ci fosse un'altra parte che vuole farsi conoscere (così in "Lamborghini", così in "Come Vasco", in "A casa", in "Pablo Escobar", ed altre ancora). Perfino nella struttura del rap c'è lo scontro: da un parte la tradizione con le classiche tre strofe più ritornello, dall'altra l'innovazione, la ricerca, il mettersi in gioco con metriche e flow differenti, anche se questo scontro è forse frutto solo di una delle parti in conflitto, quella appassionata di musica.
Come finirà questa guerra non ci è dato saperlo, in "Squallor" non ci sono risposte definitive in questo senso, è un discorso in evoluzione, e dopotutto l'album finisce con una domanda: come si fa la verità? Lo sa Fibra? O lo sa Tarducci? Sono i buoni a saperlo o i cattivi? Ed è giusto ridurre tutto come in un romanzo dell'800, il bene da una parte e il male dall'altra?
Come già detto non ci sono risposte a proposito, almeno per ora, l'unica certezza è che il rapper è in guerra. Molto spesso, però, quando si arriva a parlare di certe cose significa che quel momento è trascorso o sta per finire del tutto e quindi che una soluzione è vicina o già è stata raggiunta ma non ancora comunicata. Io alla fine sono un romantico e sono convinto che l'artista - l'essere umano - abbia già avuto la meglio sul personaggio. E ne sono convinto per tanti piccoli motivi.
Me ne convinco quando Fabrizio chiama a produrre i suoi beat gente come D-Ross e Star-t-Uffo, ne sono convinto quando viene data a Gel la possibilità di tornare sotto i riflettori in grande stile, ne sono convinto quando Lucariello entra sulla traccia o quando in "Trainspotting" Fabrizio dice "io vorrei fare un disco all'anno, se facessi un disco all'anno, pagherei meno tasse, è un lungo discorso ma dal testo al master è un lungo percorso ragà". È un lungo percorso appunto, e i soldi per una volta non arrivano prima. La chiave di svolta è solo la musica, l'unica arma a disposizione di Fabrizio per chiudere alcuni conti con il passato ed evitare che la storia si ripeta con le stesse dinamiche ("il futuro negli archivi").
Il passato ci condiziona diceva Eco, ci sta addosso, ci ricatta ("Il realismo minimo", Repubblica). Però è impossibile liberarsene, non possiamo ucciderlo, bisogna farci pace e conviverci, e la convivenza deve essere costruttiva, non una convivenza che porta all'immobilismo. Ecco perché il passato va rivisitato. E se qualche anno fa l'ironia era ancora la carta da giocare ora un atteggiamento del genere non è più sufficiente e il rapper di Senigallia l'ha capito. Il risultato sono una serie di risposte che a differenza degli ultimi lavori trovano spazio in "Squallor"; niente hit leggere da radio, è tempo di concretezza, basta fare attenzione ai testi. Quasi in ogni brano le prime due strofe dipingono un contesto, uno sfondo. L'ultima strofa invece è sempre piena di rivelazioni: intime, fastidiose, dure. Sono pezzi di verità. A volte è la verità di Fibra, a volte quella di Fabrizio. Di uno, dell'altro. E il cerchio si chiude. Come si fa la verità?
Questo è il miglior disco su major di Fibra, ci sono gli americani ai beat, la Universal produce cani e porci, il dissing con Vacca, c'è Hit-Boy l'americano, c'è Youssoupha il francese, il disco è stato pubblicato senza preavviso, e quanto è bravo Fibra con i giochi di parole? E che ci sono gli americani l'ho già detto?
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La recensione Squallor di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-05-25 09:00:00
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