La presa ruvida, le chitarre nervose, la sensazione dell'imminente infrangersi di qualcosa.
Un blocco granitico e compatto di suono e parole, fitto che non ci passa neppure un respiro, neppure un momento di calma: perché l’umore principale di “Le cose cambiano” è certo una scala di inquietudini, espresse attraverso cupe declinazioni di rock accompagnate da una voce che volentieri si sporca e si spezza in frammenti profondissimi. In questo disco Giorgio Ciccarelli, a un anno esatto dal termine della lunga esperienza con gli Afterhours, registra, suona, canta e arrangia ogni brano, mentre i testi nascono dalle idee di Tito Faraci, fumettista e romanziere e, in questo caso, amico ritrovato. Il risultato è una miscela dalle giuste dosi di intensità e spinta, sfumata di nero e rossi accesi, dove il singolo “Venga il regno” anticipa le scelte che caratterizzano l’intero lavoro: la presa ruvida, le chitarre nervose, la sensazione dell’imminente infrangersi di qualcosa.
Il sound è denso, e di questa densità fa baluardo per difendere le emozioni e per assorbire tutto quello che, negli anni, ha plasmato corposi bagagli di memoria: è come se Ciccarelli sperimentasse sulla propria pelle un fiero incontro tra ciò che è stato e ciò che aspetta di accadere, perché nelle vene dell’album scorre il passato e al tempo si solleva uno sguardo in avanti, proteso verso nuove forme personali. Il brano che da il titolo al disco racconta bene tutto questo, ed è uno dei brani migliori, una ballata che scivola e si insinua in sentimenti che appartengono a ognuno, una marcia dove non si celebra alcun trionfo se non la fortunata scoperta di esserci ancora.
“Trasparente” segue gli stessi passi, pur aprendo spiragli più luminosi e spalancandosi a morbidezze inattese, “Questo sì che sarà un no” è il ricordo più forte della sua ultima band, “La tua prigione” diventa grazie al synth un volo leggero, e tutto si unisce e si lega sotto la comune matrice di quell’inquietudine che nasce da ogni cambiamento, dai passaggi obbligati della vita, dalle scelte che non ti permettono di tornare indietro.
Tante collaborazioni impreziosiscono questo esordio solista: oltre al già citato Faraci, c’è tra gli altri Nicodemo che suona il basso e ci sono tanti illustratori, da Baronciani a Tuono Pettinato a Paolo Castaldi (autore della copertina), che creano un disegno per ciascuna canzone (potete vederli tutti qui). Ascoltarlo è come vedere davanti a sé tutte le ore spese nella ricerca di pace e stabilità cadere inevitabilmente, per poi stringere le mani e scoprire che il gusto amaro di una fine può diventare il cuore di una infallibile rimonta.
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La recensione Le cose cambiano di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-12-10 09:45:00
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