ScismaMr. Newman2015 - Rock, Pop, Alternativo

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Alla fine “l’ansia del compromesso e l’ipocrita necrofilia del postumo” hanno preso il sopravvento. E così gli Scisma sono ricomparsi dal nulla. Bentrovati.

Pensa per un attimo a tutte le nuove consapevolezze che hai acquisito negli ultimi anni di carriera e di vita: pensi che sarebbe utopistico metterle al servizio di una reunion degli Scisma?“. “Penso di sì. Ho perso l’ansia del compromesso e questo certo non aiuta a ritrovarsi. Non umanamente, perché ci vogliamo bene seppur a distanza. Ma vedrei una riunione come un atto di nostalgia. Ed io fuggo la nostalgia come fuggo l’ipocrita necrofilia sul postumo”.
Così rispondeva a Rockit il buon Paolo Benvegnù poco meno di un anno fa. Dunque? O durante questi ultimi mesi è accaduto qualcosa di inaspettatamente destabilizzante o più semplicemente la temuta nostalgia ha preso il sopravvento, scardinando tutti i buoni propositi. Ma, in fondo, la nostalgia mica è una brutta cosa e, forse, è proprio dalle stesse increspature liriche di questo ritorno che possiamo distillare la plausibile risposta: “Mr. Newman” sembra, per l’appunto, voler esorcizzare, in appena 6 brani, quell’ansia del compromesso di cui sopra per assecondare un (sacrosanto) bisogno di emancipazione dalla solitudine e dalla contemplazione di sé, anche solo per il gusto di ritrovarsi e ricominciare da capo, perché, in fondo, niente cambia e niente ha fine (“Neve e resina”).

E così gli Scisma – dopo quindici lunghi anni – si sono ritrovati (Danilo Gallo e Diego De Marco a parte): un ritorno che sembra muoversi sul crinale emotivo del “ciò che avremmo potuto fare e che invece non abbiamo fatto”; “Mr. Newman” incarna una sorta di tardivo mea culpa che si divincola da qualsivoglia proiezione futura per recuperare null’altro che il tempo perduto, ma senza per questo risultare datato o anacronistico. Tutt’altro: rispetto all’inarrivabile “Armstrong” qui c’è un evidente alleggerimento tensivo/orchestrale a farla da padrone, uno scivolamento verso una disincantata sensibilità pop (“Darling darling!”, “Musica elementare”) che sacrifica le tipiche “complicazioni” scismiane per farsi di volta in volta soft-psichedelia sognante (“Neve e resina”), ficcante sarcasmo commisto a sommessa poesia (la telefonata + “Stelle stelle stelle”) o rimodulata new wave (“Mr. Newman”, “Metafisici”), per quello che sembra incarnare oggettivamente un compromesso tra la più recente densità testuale del Benvegnù solista (e il suo velenoso acume critico puntato contro la post contemporaneità) e le aggraziate edulcorazioni vocali di Sara Mazo. Il resto della truppa – con un Giovanni Ferrario in grande spolvero e una fortificante comparsata alle chitarre di Alessandro “Asso” Stefana – contribuisce egregiamente alla resa emotiva di un progetto che ci (ri)consegna degli Scisma con l’evidente baricentro spostato, sì, ma pur sempre magnetici e al passo coi tempi.

Ben venga, dunque, l’ipocrita necrofilia del postumo quando rappresenta l’unica via di fuga praticabile per rifuggire, con provvidenziale leggerezza, da quella “condanna alla lucidità” che rende gli uomini simili agli automi.

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La recensione Mr. Newman di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-10-19 09:50:00

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