Un'iniezione di originalità e rock'n roll per non smettere mai di sognare
Sono passati più di 50 anni da quando Elvis Presley presentò al mondo il rock’n'roll esibendosi all’Ed Sullivan show il 9 Settembre 1956. Era il tempo in cui la parola rock'n'roll era circondata da un'aura negativa perché vista come ribellione sociale ancora prima che musicale. Il primo disco degli Ants, band piacentina risorta sulle ceneri degli Ants Army Project, è composto da 11 canzoni stilisticamente diverse ma sempre riconducibili allo stesso gruppo. Scrivere di "Ants" come un mix di forte, mid-tempo indie pop intervallato da ballad più lente e bluseggianti sembra poco troppo appetitoso su carta e potrebbe ricordare la struttura di centinaia di album. Ma, nonostante le numerose influenze che hanno guidato la realizzazione dell’album, gli Ants riescono a mantenere e personificare ancora di più il loro suono caratteristico fornendo sempre una continuità rassicurante. Le numerose varietà stilistiche potrebbero rivelarsi rischiose per molti artisti, ma la band qui riesce a destreggiarsi tra sonorità decisamente più complesse ed elaborate rispetto ai tempi di "Wooden Days" e, quando le doti tecniche sembrano venir meno, ci pensa l’affiatamento dei quattro ragazzi che oltre a comporre rock'n'roll condividono anche la vita di tutti i giorni.
"Ants" non è solo un album, è la storia della band dentro e fuori lo studio di registrazione. 11 canzoni in cui si racconta un percorso fatto di soddisfazioni, incidenti, delusioni e rinascite: una strada da percorrere sempre e comunque uniti.
La traccia di apertura "Weekend Riot" suona come un inno per riprendersi i propri sogni nonostante il fallimento di una rivoluzione generazionale mai compiuta. Cambiamento da inseguire nonostante le difficoltà e la la possibilità del fallimento sempre dietro l'angolo, cercando di trovare una strada “Find a way” una volta per tutte "Once and for all".
Dopo i primi 15 minuti di ascolto ci si sente carichi e si capisce di essere all'interno di una vero e proprio racconto dove la musica accompagna gli eventi che si susseguono creando pathos ma anche sollievo come per "Terranova" che arriva dopo le sonorità ispirate agli Interpol di "Find a Way". Il riverbero, la severità della batteria e la ruvidità basso sempre insistente lascia spazio al delay che dà quel piccolo tocco dream pop interrotto solo nel finale da un climax di voci alternate che sfocia in un assolo riportando il focus sulla chitarra, vera protagonista del sound degli Ants.
Le armonizzazioni vocali che, nel lavoro precedente potevano risultare fin troppo forzate, ora sono bilanciate e forniscono sempre un elemento di positiva imprevedibilità: "South and Coastline" sembra un estratto dal primo ep di An Harbor, progetto solista di Federico Pagani, chitarra e voce degli Ants, mentre in "April Skies" la dualità del cantato si sposa perfettamente compenetrandosi con i ritmi lenti, quasi da ballad, della canzone.
In questi anni gli Ants sono cresciuti, cambiando formazione e scoprendo nuovi artisti a cui ispirarsi senza tuttavia rinnegare le loro origini. Spesso parliamo di gruppi che pur avendo buone idee non riescono a trasmettere un unità di intenti all'ascoltatore; gli Ants invece hanno trovato la loro strada da tempo e stanno continuando a correre in salita, inciampando, sudando e sostenendosi uno con l'altro per cercare di raggiungere una meta che, speriamo, sarà sempre più vicina.
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La recensione Ants di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-02-01 10:00:00
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