The PleaseHere2016 - Psichedelia, Folk

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I The Please non hanno paura, ancora una volta, di mostrarsi per quello che sono, mettendosi a nudo con il loro terzo lavoro.

"Fig Song" inizia il viaggio che è questo disco dei The Please facendo capolino fra le corde di una chitarra forte di un'attitudine à la Fleet Foxes per poi, dopo pochi ingannevoli secondi, assumere quell'atteggiamento solenne e maestoso a cui la band già ci aveva ben abituato con i passati full lenght. Con "Share the Fear" si toccano suoni più cristallini e aperti, grazie anche al pianoforte che, a poco a poco, viene accompagnato magnificamente dalle chitarre e dai cori, con la sezione fiati che funge anche da coda al brano. In "Back and Forth on Blues" è come sentire forti echi dei Bright Eyes che si allungano nello spazio circostante, mentre "Seagull" assume tinte più folk. Si fa molta fatica a non rimanere colpiti e rapiti dalla brutale delicatezza di "I.D.", così sicura di sé nell'essere raffinata, gentile e estremamente toccante, o dalle reminescenze dreamy di "Keep the Light", che rallenta la sua corsa per farsi ammirare in tutta la sua bellezza, a tratti post-rock. Si osa un po' troppo forse nel sentire anche qualche pennellata beatlesiana, quella tipica delle ballad, in "Even an Odd", ma così è e ditemi davvero che riuscite a non rimanere sognanti sul brano che chiude il lotto, "Carnia", che sembra amalgamare alla perfezione un certo non so che degli Spiritualized ad un folk dalle tendenze gospel.

Non ci sono intoppi, tutto scorre con una semplicità quasi disarmante, nessun passo falso, solo un disco ricco di emozioni che fa viaggiare il pensiero lontano verso spazi aperti e sconfinati a perdita d'occhio, dove il concetto del qui si fa infinitesimale e infinito allo stesso tempo. I The Please non hanno paura di mostrarsi per quello che sono, si mettono a nudo ancora una volta come fa chi è estremamente certo delle proprie potenzialità, senza risultare mai altezzosi. "Here" riesce a toccare delle corde molto delicate che, una volta raggiunte, faranno davvero innamorare di questo disco, che speriamo non tardi ad arrivare alle orecchie di moltri altri.

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La recensione Here di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-03-31 10:00:00

COMMENTI (2)

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  • faustiko8 anni faRispondi

    Bello, bello, bello. Anche gli ammeregani ce lo invidierebbero se Jimmy Fallon li invitasse a suonare...

  • TheFurett8 anni faRispondi

    L'ho dovuto ascoltare un paio di volte, ma poi mi ha aperto il cervello. Questo album è troppo fico.