Paolo Baldini DubFiles Dubfiles at song Embassy, Papine, Kingstone 6 2016 - Reggae, Ritmi

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Più di un disco live, più di una jam, più di un esperimento: l'Europa incontra la Giamaica in un disco che sorprende per freschezza e naturalezza

Si dice spesso, quando si vuol parlare bene di un artista italiano, che la sua musica sia di respiro internazionale. Ma al di là della formuletta di rito, a confrontarsi davvero con quella che è la scena estera, al di là di qualche tour (strutturato o meno che sia), non sono in moltissimi.

Paolo Baldini, con questo suo secondo disco del progetto DubFiles, ha fatto ben di più: non solo si è messo in gioco con artisti internazionali (già lo aveva fatto nel primo album) ma ha voluto dare voce a una realtà sommersa, quella dei tanti artisti minori che popolano la terra che ha dato i natali al suo stile musicale: la Giamaica. Recandovisi fisicamente, con la sua crew (tre Mellow Mood, Forelock degli Arawak, Davide Toffolo e l'antropologa africanista Mimina Di Muro) e uno studio mobile approntato per l'occasione, stanziandosi in una yard nel quartiere 6 di Kingstoon, e dando sostanzialmente vita a una jam lunga una settimana con tutti i cantanti che passavano di lì.

"DubFiles at Song Embassy" diventa così più di un disco, più di un esperimento in studio ("potevamo tranquillamente affittarne uno, affittare dei cantanti" racconta Baldini nel documentario che lo accompagna, "ma nello studio le cose devono essere sempre ricreate, sappiamo come funziona. Il live, soprattutto il live su sound system, fa succedere delle cose che sono difficilmente ricreabili"), più di un concerto registrato (molto lavoro è stato fatto in pre e post-produzione); e allo stesso tempo una serie di canzoni che mai suonano gratuite, estemporanee, ridondanti. Nonostante la quasi totale improvvisazione delle linee vocali da parte dei vari vocalist e la fedeltà con cui si sono preservate le loro performance in fase di mixaggio.

Insomma, se quest'album sembra, suona come o meglio ancora è un disco reggae vero e proprio è merito innanzitutto delle basi da cui parte (tratte soprattutto da dischi di Mellow Mood, Arawak e DotVibes), che Baldini manovra in studio e live come un vero e proprio direttore d'orchestra, ma anche del talento degli ospiti locali, i cui nomi potranno non dire molto sulla carta (con l'eccezione di Carey Johnson, forse, ma giusto se si è dei cultori) ma che col microfono in mano assicurano vivacità e varietà assolute, spaziando dal roots al deejay style, con digressioni r&b e hip hop, e regalano tanto momenti intimi, spirituali ("Thank you Jah") quanto potenziali singoli ("Kingston 6", "Never get me down", "Keep the vibes on"), pronti per essere ballati nelle dancehall di tutta Europa.

È impressionante pensare al fatto che fondamentalmente la conoscenza tra Baldini e gli ospiti si è fatta sul campo, perché molti pezzi sembrano davvero provati e riprovati, coordinati, e se anche è evidente che le strofe sono prese in prestito dai vari cantanti da loro precedenti brani (d'altronde il riciclo di materiali preesistenti, lo spiega anche Baldini, è l'essenza stessa del dub), la naturalezza con cui i locals interagiscono col dubmaster è senz'altro il pregio più grande di "DubFiles at Song Embassy".

Un disco dunque che testimonia un incontro che poteva benissimo rivelarsi scontro, come rivela Mimina Di Muro nel documentario (consigliatissimo per capire a fondo e "vivere" la realizzazione di questo album): "Spesso gli europei tendono a costituirsi un'immagine precisa di ciò che dev'essere la cultura reggae: come bisogna vestirsi, cosa bisogna ascoltare". Non è stato il caso di della crew di DubFiles, che in Giamaica non ha mai imposto la propria presenza, cercando di mettersi al servizio dei musicisti locali con cui andava ad interagire. I quali ci hanno messo del loro, ovviamente, mettendosi in gioco in prima persona e senza inibizioni al fianco di musicisti europei fino a pochi istanti prima sconosciuti. "I giamaicani sono naturalmente attratti da tutto ciò che è strano è diverso" conclude la Di Muro, "perché la loro è una cultura meticcia, aperta ad ogni contaminazione. Credo che questa sia la vera ricchezza della musica reggae". Ascoltare per credere.

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La recensione Dubfiles at song Embassy, Papine, Kingstone 6 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-05-14 09:00:00

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