Un lavoro di pura poesia, sospeso tra echi folk e gli albori del suono hard e psychedelico
Nato sostanzialmente come side project, in quanto composto da tre quarti dei -per me grandissimi e sottovalutatissimi- Pip Carter Lighter Maker e con alla voce Davide “Cocco” Cocconcelli proveniente dai The Smoker, il quartetto romagnolo esordisce con un album di dieci inediti che, lo dico con sicurezza, tante altre band impiegano anni e dischi su dischi a scrivere.
Qui, invece, abbiamo un gioiellino tra le mani e nelle orecchie. I Lighters si presentano con dei pezzi di pura poesia, sospesa tra echi folk e gli albori del suono hard e psychedelico: si intraprende l’ascolto immergendosi nel 1967 e lo si conclude, all’incirca, nel 1972.
Ma non è la riproduzione meccanica o, peggio, grottesca di un’epoca musicale oramai morta, cui ci ha abituato tanto, per quanto anche sincero e appassionato, revival contemporaneo; qui abbiamo un lavoro di spiccato gusto melodico. Pop cristallino ed eterno.
La vena compositiva di Pip Carter è evidente, specie quando il pop di base, calandosi un acido, via via si trasforma e si fa languido, si indurisce, si incattivisce per poi, infine, riscoprire se stesso.
Quest’album è infatti, letteralmente, un trip, un viaggio allucinato, solcando la voce di Cocco, nel sound e nelle melodie a cavallo tra i sixties ed i seventies, con la sua atmosfera che evolve e matura brano dopo brano, al limite della progressione cronologica: si parte dai Beatles, dal bubblegum e dalle chitarre jingle jangle alla Byrds, e via via, sinuosamente, si attraversano territori che furono degli Small Faces, dei Pink Floyd di Syd Barrett, dei Creedence Clearwater Revival, dei Doors, degli Humble Pie e dei Faces, degli Hawkwind, degli MC5 e degli Stooges, con stacchi hendrixiani e puntate nella solarità melanconica dei Big Star e, infine, nel funky malato dei Black Sabbath.
Nonostante sia solo l'esordio, è un lavoro, data anche la caratura dei musicisti, solido e dotato di un certo carisma, per quello che, me lo auguro, non resti solo un side project, ma possa consolidarsi e, con altre pubblicazioni, affermarsi, anche a livello internazionale, come uno dei più fulgidi esponenti del genere.
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La recensione Coco And The Lighters di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-07-14 10:00:00
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