Ancora una volta si ricominciadalla fine. I Cosmetic sono la prova che si cresce anche senza invecchiare.
Il primo ascolto arriva a metà. Capisci il clima ma non ci entri, ciò che ti deve spiazzare ti spiazza, ma non si lascia approfondire. Poi apri gli occhi e ascolti meglio: c’è un bel disco che vuole suonare come i provini di lavoro, solo che invece di essere registrato sul cellulare è registrato su nastro. Perché? Forse perché tutto suoni più vero, anzi, perché tutto sia più vero. È ancora questa la sfida dei Cosmetic, la stessa di sempre, quella che ha fatto di loro una delle realtà più salde di tutta la musica italiana, da “Phon” a “Fine di un’epoca”. In mezzo ne sono successe di cose, molte sono finite e, come dicono loro, finisce che a ogni fine si scopre un inizio.
Sì che gli inizi fanno paura, ma è questo il meccanismo con cui si cresce senza invecchiare. Ed è questo che hanno fatto i Cosmetic. Di fronte al rischio del nostro tempo di restare tutti imbambolati con gli orpelli, hanno deciso di cominciare di nuovo e andare dritti al core, innanzitutto con suono più cupo, più hardcore se vogliamo, e ancora una volta meno scontato, quasi scordato, quasi fuoritempo. Ci hanno detto che amano ostentare disagio, e la cosa bella è che non è mai disagio e basta, ma sempre con l’idea che si può essere felici con quello che si ha, senza bisogno di ostentare nulla, senza bisogno di inventarsi nulla.
Perché, come dicevamo, la sfida maestra è che tutto sia vero, non nella testa. Certo che in un primo momento si prova a portare a termine un bel progettino mentale di felicità, si prova “a creare tutto il giorno”, ma per fortuna succede quello che non doveva succedere, tutti se ne vanno e si ha torto.
È ”l'eterno scontro fra i tuoi sogni e la realtà”, un bello “Schiaffino”, violento più o meno come questo disco, tenero più o meno come questa frase: “il cuore è uno specchio riflesso / e riflette solo se stesso / chi sono io non lo capisco / ti prego abbracciami adesso”. Perché va bene che si è pieni di progetti mentali, ma il cuore vuole cose vere, mica palle.
I Cosmetic mettono la palla al centro e ancora una volta si ricomincia dalla fine: propongono di provare a seguire un po’ di più la realtà (“prendi parte a ciò che vuoi”), e ci dicono chiaramente che “questo diventare se stessi non finirà mai”. Meno male, altrimenti invecchieremmo. E che si può non invecchiare ce lo testimoniano loro, con un disco così dopo tutto questo tempo.
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La recensione CORE di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-02-24 09:00:00
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