Storto e stupendo modo di rappresentare le nostre alienazioni con la musica. Un esperimento rock più libero che mai.
Stravagante, originale, libero, è "t.i.n.a.", il primo album del trio romano Moblon, dedicato agli alieni che abitano silenti dentro ognuno di noi. Abbandoni l'ascolto chi non se la sente di essere in qualche modo disturbato, lasci perdere chi non vuole storcere il naso almeno una volta, via libera per chi invece si vuole divertire ed ascoltare quel che suonano Giulia, Stefano e Flavio, tre ragazzi refrattari alla banalità.
"t.i.n.a." (acronimo di Tutti I Nostri Alieni), contiene 12 sbuffate di romantici fumi estemporanei che avvolgono lenti o veloci la testa di chi ascolta e raccontano in maniera più o meno lucida di come la ragione può lasciar posto alla calibrata noncuranza nelle parole e nelle note, affine più di quanto si pensi all'alienazione dell'esere umano moderno. Come nei dischi psichedelici degli anni '60, in questo album le canzoni hanno dimensioni plastiche, lunghe o corte, ma si ha la sensazione che potrebbero durare all'infinito o il tempo di uno starnuto. Il confine labile tra scritto e improvvisato lascia storditi, le capacità tecniche di questi tre musicisti non si lasciano incatenare in un genere definito: piano, batterie e basso sono sufficienti per tutto.
Fluttuanti tra libri sbattuti in faccia, sguardi nascosti dietro l'angolo, cascate e crepacci, il viaggio con gli alieni inizia da "Niente", una quasi-serenata all'incoscenza cronica che tutti dovremmo sviluppare per mantenerci in piedi. Si prosegue su sentieri più ruvidi, gli slanci di chitarra grunge grattuggiano "Fuori del giorno" la sensazione è quella di sogno lisergico. Alle stesse temperature sonore si allineano anche "La Steppa" e "Giro A Lergo", due gite rock fuoriporta in paesi estranei ai più, ma pieni di strade e posti notevoli. Forse la vera natura dei Moblon (dovendo forzatamente cercarne una) è contenuta in quei brani dall'andamento cadenzato e circense che il pianforte di Giulia determina da assoluto protagonista:"Dietro Il Bosco", "Sul Muro" e "Arrivo", vivono di tempi spezzati e progressive sequenze quasi jazzistiche, le derive noise poi, sono ossigeno puro, che sublima nella cupa "Non Toccare".
Il carisma preponderante della frontwoman Giulia, riesce a catalizzare l'ascolto sulla timbrica vocale da moderna Nada nei brani più soft del disco come "Era Spaziale", "Sole" e "Tutti I Nostri Aieni", in cui suona anche la chitarra acustica e regala sprazi della più matura Joni Mitchell, trasmettendo sempre quel senso di equlibrio precario che porta a chiudere gli occhi e a scegliere se cadere dalla parte del materasso o del bracere.
"t.i.n.a." è il disco ideale per chi non cerca riposte ma vuole farsi un sacco di paranoie su chi gli ifila le domande nel cervello, secondo i Moblon potrebbero essere gli alieni, i quali superata la fase di "telefono-casa" e il desiderio di distruggere la Terra, ora albergano impalpabili negli individui ma un giorno saranno liberi d'andare e spranno stare soli, senza tanto il bisogno di noi.
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La recensione t.i.n.a. di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-06-22 09:00:00
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