Lanimante è una creatura con un buco nel petto che deve essere riempito di curiosità non per la meta ma per il viaggio
A distanza di quattro anni da “Qualche grammo di gravità”, La Metralli torna con “Lanimante”, album uscito poco più di un mese fa. La band modenese, difficilmente etichettabile con una definizione di genere precisa, fonde alla perfezione nel proprio sound influenze diverse: dal jazz, al folk, al cantautorato, con intrusioni elettriche ed elettroniche. Così la title-track e primo brano del disco, “Lanimante”, è dominata da melodie tendenti al jazz mescolate con accompagnamenti elettronici. Nello stesso tempo lo stile, la personalità e il timbro di Meike Clarelli, voce e autrice dei testi, resta centrale in tutti i pezzi e richiama un po’ Cristina Donà e un po’ Mara Redeghieri degli Üstmamò.
“Un altro spritz” si stende su melodie acustiche, orecchiabili e piacevoli e all’improvviso sembra di ritrovarsi seduti ai tavolini in terrazza di un bar per l’aperitivo, rassegnati a parlare del passato e del futuro, e “chi si è visto si è visto e chi è passato è passato e chi è rimasto è rimasto”. C’è spazio per la denuncia sociale, invece, in “Capovolto”, brano che descrive bene la tendenza moderna di un mondo che sembra girare alla rovescia, dove “contano gli uomini che non sanno contare” e “parlano gli uomini che non sanno sognare”. Nello stesso filone s’inserisce “Il posto della rabbia”, brano dai ritmi rapidi, tra folk e jazz, per chi sacrifica se stesso, i propri valori e la propria individualità e si uniforma alla massa (“metti la rabbia a posto, china la testa e vieni qui tra noi”).
“Ellittica”, singolo che anticipa l’album, è probabilmente anche il brano migliore. Si apre con domande universali che riecheggiano nelle orecchie (“qual è il pianeta che mi tiene in orbita a sé?” e “qual è la legge che si chiede che universo c’è?”), poi il ritmo si fa via via più incalzante e sembra di scivolare piano seguendo le traiettorie ellittiche di una spirale in un buco nero nello spazio alla ricerca di risposte che restano sconosciute.
Poi c’è “Terrestre”, che procede più lenta ed è un viaggio fluttuante in altri mondi, è lo sguardo che si sposta piano e osserva i pianeti intorno alla Terra, è voglia di guardare e di conoscere; “Urlando i muri”, invece, è fatta di pause e riprese nella melodia, dove le scosse elettriche ed elettroniche si fondono alle perfezione l’una nell’altra.
“Lanimante”, forse, è tutto questo: una creatura fatta di mille sfaccettature, difficilmente catalogabile, con un buco nel petto che deve essere riempito e che intraprende un viaggio attraverso luoghi e dimensioni, attraverso la natura e nell’infinito dello spazio, ponendosi domande universali e trovando poche risposte, ma l’importanza forse sta nel viaggio stesso, nel fatto stesso d’interrogarsi, che è pura ricchezza.
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La recensione Lanimante di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-10-23 09:00:00
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