Dalle cose brutte della vita puoi scappare, oppure farne canzoni.
Se sei credente, pensi che le sofferenze della vita saranno ripagate in un luminoso aldilà. È una gran consolazione. Però anche se non sei religioso puoi credere in qualcosa che dia senso alle prove che la vita ci presenta, e questo qualcosa può essere, per esempio, la musica, o l'arte in generale. Sublimare le mancanze, le separazioni, i traumi, i lutti, nella creazione può essere salvifico.
È quello che deve aver pensato Luca Cascella, ex iVenus, che per il suo progetto solista si presenta con il nome del nonno, di cui la perdita, insieme ad altri eventi dolorosi, è il motivo ispiratore dell'album.
Un album che gronda rabbia e verità, fino all'estremo di mettere in una canzone la registrazione di un vero litigio fra la madre e il fratello, nato dalla reale urgenza di prendere tutto – la morte, la disoccupazione, la famiglia, lo stress della crescita – e metterlo in una cornice di significato, che in questo caso ha la forma, modellata con l'aiuto di Brian Burgan, di un elettrocantautorato a tinte punk che non rifiuta il pop, fra spoken di offlaghiana memoria (“1989”), interferenze di shoegaze synthetico (“Merda e amore”) e riverberi di luce tropical-metropolitana dai riflessi un po' Subsonica un po' Tre Allegri ragazzi Morti (“Tua madre”).
“Siamo fatti di merda e amore”, canta Elso, e a ben pensarci è una sintesi perfetta, della vita e dell'arte.
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La recensione 1989 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-11-10 09:00:00
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