Quattro forti dichiarazioni di stile e personalità nel nuovo ep di Doll Kill: “Oh My Doll” vi convincerà che di rap ce n’è uno solo, quello che spacca.
Non è una novità che l’Italia non si sia ancora abituata alle donne nel rap, a me verrebbe da dire: “Peccato!”, perché il problema non è abituarsi, è capire velocemente che da un giorno all’altro, a voi uomini, vi stanno anche dando una gran pista.
Con questo non intendo alimentare l’infinita battaglia fra i sessi, visto che leggiamo già ovunque, tra stampa e chiacchiere, che non siamo ancora in grado di considerare donne e uomini sullo stesso piano, limitandoci a parlare del complicato gioco del rap. Dovremmo, invece, iniziare a concentrarci di più sul prodotto di un genere musicale che sul gender musicale, così come sulla validità tecnica di alcuni lavori che nel corso degli ultimi anni si stanno moltiplicando a vista d’occhio, oltre che su quanto sia ormai innegabile lo spiccare di alcuni talenti come quello di Doll Kill, aka di Giulia Galitzia, sangue sardo, classe ’96.
Giunti alla quarta pubblicazione dell’artista, “Oh My Doll” è un ep che vi spiegherà cosa farvene dei vostri cliché basati su becere convinzioni di inferiorità della scrittura femminile, nonché come sia perfettamente normale sentirvi spiazzati quando a rispondervi per le rime - in senso letterale - è una ragazza dal viso gentile ma dal timbro ruvido, tagliente e gonfio di veleno che parla di argomenti complessi come “Karma” e “Metempsicosi”, di sensazioni ed emozioni date da limiti a volte fisici (“Via da qui”), a volte psicologici, sociali, personali, da superare o superati per realizzare un’ambizione (“Tokyo”).
Questo è quanto è raccolto nelle quattro tracce dell'ep, prodotte interamente da Eker Blow, tranne per “Metempsicosi”, affidata alle mani di Sick Luke, entrambi potentissimi creatori di un suono forte e incisivo anche lì dove è più melodico (“Via da qui”), consentendo così diversi esperimenti stilistici nel mescolare le metriche di Giulia alle differenti variazioni del tappeto musicale.
Un’artista che propone se stessa in versione 2.0 rispetto al lavoro precedente, che si evolve con fierezza ma che conferma a testa alta e in quattro pillole di energia, una personalità, un flow e una potenza comunicativa ormai proiettate, apprezzate e riconosciute nella scena del rap italiano.
P.S.: C’è una ghost track. Scovatela.
---
La recensione Oh my doll di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-11-03 09:00:00
COMMENTI