Con "Boom", i The Shalalalas confermano il loro talento compositivo in uno scrigno di canzoni per farci assaporare la vita con dolcezza
Li avevamo lasciati al culmine della loro ambizione creativa nel 2015, con l’uscita del primo album “There are 3 las in the Shalalalas”: un dream-folk a dir poco empatico. Consacrato alle cronache da un pubblico trasversale, il disco d’esordio testimoniò compiutamente un’esperienza artistica dalle radici definite e dalla personalità coerente, con l’eredità dei Belle and Sebastian nella testa e nel cuore. Ci chiedevamo allora, se tanta grazia potesse perdurare in futuro. Senza esitazione oggi rispondiamo di sì. Il duo romano riparte alzando di nuovo la mira, attraverso un album musicalmente più focalizzato e dagli immaginari narrativi complici, ironici, commossi: un confessionale rivolto a quel dolce esercito di malinconici, che siamo noi. “Boom” è un’opera intima ma più corale della precedente, nei suoni e nelle melodie; arricchito dalla presenza di Cesare Petulicchio (Bud Spencer Blues Explosion) alla batteria, e di Federico “Jolkipalki” Camici al basso, l’album appare frastagliato, leggermente increspato, seguendo una traiettoria al tempo stesso popolare e intellettuale, dal sicuro consenso emotivo.
“Difficult” è la traccia di partenza. Ha il sapore naturale dello zucchero, senza artifici, al di là di mille condimenti: perfetta nell’arrangiamento, carismatica nel testo, corroborante nel cantato. A seguire “Love me tonight”, dalla tessitura agrodolce, che eleva, in pochi minuti, una canzone pop a poesia sentimentale. Con “Hold me tight”, il cielo ingrigisce e le tasche dei jeans si colmano di rimpianti; è l’ora di abbandonarsi alle carezze di una cameretta confortevole, lontana dal mondo. Prospettive malinconiche sul tempo che passa, rilassatezza domestica, visioni morbide - tra chitarre leggere, archi, piano (“Bucket list”, “Once again”, “Nothing works at 5 ‘o clock”, “Big green eyes”, “Tomorrow a better day”) che diventano passaggi sonori più densi e corposi (“She could be”, “All that we want”), fanno di “Boom” un eccellente secondo disco. Lo stile e l’ispirazione viaggiano alti lungo le dieci tracce: fatele girare, annusatele, assaporatele. E’ questo l’humus su cui i The Shalalalas danno conferma del loro talento, con le voci che tracciano un perimetro compositivo entro il quale si imprimono accordi morbidi e coloriture sonore abbaglianti.
Bravi, ascoltateli a tutti i costi. Soprattutto “Big green eyes” che non smetterà di dirci che la vita è un grande occhio verde da guardare con dolcezza.
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La recensione Boom di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2018-05-03 09:00:00
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