Gli O.R.k. creano il prog grunge. E funziona alla grande.
Precisi come i colpi di cassa dell'ex King Crimson Pat Mastelotto, gli O.R.k tornano nei negozi dopo due anni con un disco di inediti, dimostrandosi ancora una volta una delle band più forti del panorama musicale attuale.
Per chi fosse appena approdato sulle rive del prog targato O.R.k. è bene ricordare che nascono come supergruppo con Carmelo Pipitone dei Marta sui Tubi alla chitarra, Colin Edwin dei Porcupine Tree al basso, il già citato Pat Mastelotto e il sempre più maturo LEF (all'anagrafe Lorenzo Esposito Fornasari) a voce e tastiere. La qualità quindi è di casa e non è una novità di questo ultimo album, "Ramagehead".
La novità è la portata ancora più internazionale, sottolineata anche dall'incredibile partecipazione di Serj Tankian, il talentuoso frontman dei System of a Down, che accompagna LEF nella struggente "Black Blooms", canzone piena di carica che si poggia sullo splendido duetto costruito sulle differenti ottave dei cantanti. Ad ascoltarli cantare insieme la mente va a grandi duetti del passato, primo fra tutti l'indimendicabile "Hunger Strike" firmato Temple of the Dog.
E il paragone con Chris Cornell è d'obbligo nell'ascoltare LEF. Il cantante bolognese si rifà indubbiamente alla scuola canora fondata dalla compianta voce di Soundgarden e Audioslave, e in brani come "Signals Erased" o "Time Corroded" il timbro di LEF raggiunge livelli altissimi che davvero rimandano ad alcune linee melodiche di Cornell senza nemmeno sfigurare troppo (e credo non ci sia complimento migliore da fare ad un cantante). Alle sue spalle la band avanza compatta senza mai perdere un colpo, dimostrando tutta la capacità tecnica e l'esperenza che tutti i componenti possono vantare.
Il grande pregio di "Ramagehead" è l'aver saputo fondere la forza prog dimostrata nei primi due lavori discografici con la potenza grunge di LEF, guadagnando in maturità e universalità. Gli O.R.k. hanno saputo sfornare nove brani che si poggiano su ritmi sincopati e sonorità che appagano le orecchie più raffinate, e che vengono spinti da LEF con la stessa capacità che ha dimostrato sia con loro che con il jazzeggiante progetto solista.
Se due anni fa per l'uscita di “Soul of an Octopus” c'era ancora dello stupore nell'ascoltare gli O.R.k., ora c'è solo la consapevolezza di avere a che fare con un grande gruppo, non solo su carta.
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La recensione Ramagehead di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-03-08 00:00:00
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