Il disco della consacrazione per il cantautore napoletano
Nel panorama musicale italiano, specie nel mondo dei cantautori, si è soliti andare cercando con il lanternino colui che abbia qualcosa da dire sul serio. Una disperata ricerca ai contenuti e all’erede definitivo dei nostrani mostri sacri del passato. Quando vi andate ripetendo che “ormai non ci sono più i cantautori di una volta” oppure “adesso fanno tutti l’itpop”, ecco, è palese che non abbiate mai ascoltato nemmeno per sbaglio Giovanni Truppi.
Il cantautore napoletano è al quarto disco in meno di un decennio e ha sempre avuto qualcosa da dire. Ora, è chiaro che è prematuro designare Truppi come l’erede dei vari Dalla, De André e compagnia, ma stiamo parlando probabilmente di uno dei cantautori più sottovalutati e sottostimati degli ultimi anni senza alcun dubbio. Il nuovo disco si intitola “Poesia e civiltà” ed è un lavoro in grado di parlare alla mente e al cuore, apre alle riflessioni (come da sempre nella discografia di Giovanni Truppi) e intraprende percorsi sonori e stilistici differenti rispetto al passato. La nuova strada è evidente già da “Borghesia”, il brano d’apertura, in cui pianoforte e basso dominano la scena in maniera molto più decisa rispetto agli ultimi due lavori. Truppi si sofferma ad analizzare l’umanità, la società, l’amore, e lo fa attraverso i suoi occhi ma soprattutto attraverso se stesso. “Quando ridi” è uno dei brani melodici più belli scritti dal cantautore napoletano, anche se il vero capolavoro del disco rimane “L’unica oltre l’amore”, singolo che ha anticipato l’album: una riflessione filosofica su ciò che accomuna il genere umano, al di là della cultura, del tempo e della storia; basso e piano dettano il ritmo, la coda strumentale finale è da brividi. Non manca il tema del sesso in “Mia” e quello religioso in “Adamo”, mentre “Due segreti” è uno dei brani più complessi e più emozionanti di questo straordinario lavoro, una vera perla. Non poteva mancare la riflessione socio. politica, che troviamo ne “Le elezioni politiche del 2018”; ma la vera sorpresa è sul finale, quando Truppi mette in musica un testo del grande antropologo Lewis H. Morgan tratto da “Ancient Society” (il brano ha il titolo omonimo) riuscendo, tramite la sua interpretazione, a rivelarne tutta l' attualità nonostante sia stato concepito nel 1877.
“Poesia e civiltà” è un disco complesso, probabilmente il più difficile da metabolizzare della discografia di Truppi, ma allo stesso tempo è il disco che lo consacra definitivamente come uno dei cantautori più importanti del nostro panorama. Meno grezzo, con meno regionalismi e con le chitarre che quasi scompaiono, ma con una profondità devastante.
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La recensione Poesia E Civiltà di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-03-26 19:00:00
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