Attitudine punk, abbracci rock, paura, amore ed entusiasmo.
“L’amore, l’amore, non c’è niente senza l’amore
Dolore, dolore, non c’è niente senza il dolore” (“Anche Tim Burton la sceglierà”)
Buio e una luce, paura e l’amore: come se tutto ciò che ci ferisce o ci fa star male fosse intorno e qualcosa si elevasse unico e con forza, con quell’articolo a sottolinearne un’energia maggiore. I Sick Tamburo uniscono in questo nuovo album due sentimenti primari ed entrambi essenziali, motori ognuno a proprio modo di spinta vitale, uniti in un cuore che batte veloce in ogni caso. E se le vertigini e i brividi nascono da sensazioni intense, allora paura e amore dettano percorsi che spesso si intersecano, e quel che c’è di buono sotto il sole può dare battaglia al nero e al dolore.
Un disco che si inserisce perfettamente nella scia del precedente “Un giorno nuovo”, con quell’attitudine punk che si mescola ad abbracci rock, ballate minimali che sanno nascondere bene un’emozione dietro scelte stilistiche asciutte, e uno snocciolarsi di storie e di persone che osservano il cielo per trovarci una speranza: Lisa che cammina con il suo dolore, Andrea che non controlla i movimenti e le parole, la cicatrice di Agnese, le notti di Leila, Baby Blu che mi piace sempre più. E i brani scorrono per disegnare tanti ritratti, ognuno alla ricerca di un suo modo per sconfiggere l’orrore, tra momenti tirati e secchi dominati da beat ossessivi come “Baby Blu” e i morbidi arpeggi immersi negli archi di “Puoi ancora” che aprono a un ritornello che scalda dentro.
Il punk rock di “Agnese non ci sta dentro più”, sostenuto dagli Hardcore Tamburo, sa come lasciare lo spazio a “Lisa ha 16 anni”, ballad densa che acquista spessore lentamente fino a scoppiare in una corsa liberatoria: me la immagino su una spiaggia senza scarpe, coi piedi in acqua a ridere senza un perché. L’incedere ossuto di sezioni ritmiche nervose in “Mio padre non perdona” lascia la chiusura a “Il più ricco del cimitero”, quadro di arte pop, fotogramma di un corto autoprodotto, istantanea di una società che produce e crepa senza più nemmeno consumare.
“Paura e l’amore” è un passo avanti e una conferma per una band che da dieci anni -anche se Gian Maria ed Elisabetta sono sulla scena da ancor prima dei Sick Tamburo- si muove con un’indole personale e un immaginario definito, capace di ritagliarsi un angolo dove lo stile e l'attitudine dettano le regole, tra sentimenti contrapposti, punk, rock e sguardi malinconici, e su tutto un costante e sincero entusiasmo da far invidia ai ventenni. E anche solo per questo, non possiamo che far loro i complimenti.
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La recensione Paura e l'amore di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-04-15 14:00:00
COMMENTI (2)
grandissiiiiimiiii!!!!
Un super disco!!! E loro super musicisti !!