Un disco garage rock che trova la sua forza nell'essere "passato"
Quando scopro un disco che mi piace (e del quale tendenzialmente ignoravo l’esistenza) generalmente mi prendo bene. È una gioia inaspettata, un po’ come trovare una banconota per terra. Effettivamente stavo perdendo tempo quando ho iniziato ad ascoltare quest’album, ma il nome della band quanto il suo titolo onomatopeico, quasi futuristico mi hanno fatalmente attratto.
I The Procrastinators nascono a Bologna, una base di partenza alla Ting Tings per poi evolvere questa loro mood garage in una direzione meno urban-pop della coppia inglese (della quale mantengono l’uso simultaneo delle voci maschili e femminili), trasformandosi a tutti gli effetti in un power trio-punk-DIY.
“WA-TAH!” è un capolavorino nel quale le sonorità desertiche e acide di “Mantra” (alla Psychic Ills) spiccano tra le restanti tracce sempre spinte sull’acceleratore. Un sound ben preciso ma variegato che parte dalla tradizione surf-punk californiana per poi spaziare alle reminescenze 60’ di “Ufo Sadness”, un brano che ricorda da vicino lo stile dei The Parrots, alle schitarrate hard rock di “White Hood (on his head)” che strizzano l’occhiolino agli Yak, sino alla riproposizione hardcore dei The Frights in “Ok day”.
Un garage rock un po’ passato che aspira ad essere raffinato e catchy come quello dei Vampire Week-End ma non ha nessuna voglia di vestirsi bene. E in fin dei conti, questo suo grezzume, questa sporcizia (questo essere un po’ passato), si sono proprio rivelati la forza dell’album.
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La recensione WAH TAH! di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-10-15 14:43:00
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