Primo disco de I Gini Paoli, gruppo genovese inspirato dalla musica caraibica
“Amargados” è quel genere di disco che lascia a bocca aperta l'ascoltatore, sovrastandolo di significati celati, nascosti dietro le pieghe dell'itagnòl, lingua inventata dalla band in un'operazione ardita che vede i “Gini Paoli” muoversi sul sentiero del fictional language, tracciato da precursori illustri come Tolkien o il Roddenberry autore di Star Trek.
È uno di quei dischi che ti invitano a ballare, ma lo fa nel meno convenzionale dei modi. È come quell'amico ubriaco che ti trascina sulla pista da ballo quando tu non ne hai per niente voglia. Solo che in questo caso, dopo pochi accordi ti convince, cosa che l'amico ubriaco non riesce mai a fare.
Le sonorità attingono dal macrocosmo caraibico: i giri di chitarra, il modo in cui sono suonate le percussioni e l'utilizzo della voce richiama un atmosfera tropicale, tra il funky e il reggae.
Gino me tassìo, ad esempio, è un brano che può essere accostato al reggae, e che dietro l'aria scanzonata e il ritmo in levare nasconde una vicenda triste e racconta di un Italia crudele e razzista.
Quel che ad un primo ascolto può apparire come privo di senso, in realtà non lo è mai, e nasconde sempre un significato. Quel che è certo è che per arrivare a capirci qualcosa bisogna andare parecchio in profondità, e l'operazione di svelamento è parecchio faticosa. Fortunatamente ci è consentito abbandonarsi al ritmo e ballare, seguendo l'amico ubriaco e lasciandoci andare.
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La recensione Amargados di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-04-22 16:05:00
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