Se i Calibro 35 sono ritornati è sempre un buon segno. Ma li ritroviamo sicuramente più disillusi, ironici di quanto non lo dessero a vedere prima di questa rottura di cazzo mondiale del covid
Era stato per davvero un Momentum per i Calibro 35: quello di un nuovo album uscito a gennaio 2020, portato in giro per qualche tappa e poi interrotto da una pandemia. E pensare che, per stessa ammissione della band, era un disco che strizzava l’occhio a diversi immaginari futuribili e distopici. Solo che a forza di flirtare col futuro, alla fine il futuro ha mostrato la sua faccia più spaventosa, e qualcosa mi dice che ancora non abbiamo visto un cazzo.
Io c’ero a febbraio al Fabrique. Era stato un gran concerto, un po’ perché sono pur sempre i Calibro 35, un po' perché poi a posteriori l’ho anche idealizzato. Per me è stata proprio l’ultima volta che ho visto qualcuno su un palco mentre ero in piedi, sotto il palco, senza mascherina e a 20 cm dal tizio di fianco a me. Fatto sta che poi si è fermato tutto, lasciando in sospeso un album e soprattutto un tour che non potevano semplicemente ripartire così, come se non fosse successo nulla.
Ecco spiegato allora il Post Momentum EP: 6 pezzi in tutto, di cui 3 inediti e 3 versioni alternative di pezzi già contenuti nel poco fortunato (ma molto bello) Momentum. E non poteva che ripartire da lì, da quell’ultima comparsata live di Ghemon ed Ensi sul palco di Milano, per aprire quella che un titolista di Repubblica definirebbe “la tracklist della ripartenza”. Nella sua versione originale Stan Lee sfoggia le barre ricercate di Illa J, rapper e producer americano, nonché fratello del leggendario J Dilla. Ma in questo caso, il pezzo con i due pesi massimi del rap italico è nato prima dal vivo e poi in studio, dando forse un’interpretazione più caciarona ma divertentissima della versione con Illa J.
Tralasciando la strumentale dello stesso pezzo, l’altro rework è la badbadnotgoodiana Artificial Black Moon. Solo che qui, non essendoci la cacciarime MEI – anzi, sempre per rimanere in tema distopico gli esseri umani sono stati sostituiti dalla voce robotica di Sophia, umanoide creato da Hanson Robotics che può interagire col mondo esterno – la cosa più sensata è stata aggiungere un Artificial prima di Black Moon e mantenere sostanzialmente lo stesso strumentale un po’ funky, un po’ notturno.
Quanto agli inediti, si va dal più classico Stars and Stripes, Chirps and Bleeps, dove i Calibro tornano a fare quelli di Traditori di Tutti in mezzo a un mare di citazioni poliziotteschi 70’s e Morricone (pare quasi di sentire la voce di Edda dell’Orso in quei vocali eterei), fino a Digi-Tails, ennesimo strumentale opera di Max Martellotta cullato da una risacca di onde di synth che sembrano assicurarci che il peggio è passato. Poi arriva Being a Robot Is Awesome, con uno strumentale dal profumo di Comet Is Coming che riporta dritto nel futuro, dove la già citata Sophia ripete per buona parte del pezzo che "Being a Robot Is Awesome". Salvo poi liquidarci dicendo: "It was just a joke".
Se i Calibro 35 sono ritornati è sempre un buon segno. Ma li ritroviamo sicuramente più disillusi, ironici di quanto non lo dessero a vedere prima di questa rottura di cazzo mondiale del covid. Fa comunque piacere constatare che sono sempre la migliore band che ci sia in Italia.
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La recensione Post Momentum di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-06-11 02:27:00
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