Link Quartet Episode 1 2001 - Strumentale, Jazz, Funk

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Questo “Episode 1” non suona esattamente come un disco uscito nel 2001, o meglio, come un disco che rispecchia quasi perfettamente l’anno della sua uscita. Ciò non significa certo che il cd sia opera da sottovalutare, anzi occorre riservagli qualche attenzione in più rispetto alla media. Il Link Quartet, infatti, licenzia 7 cover - senza considerare il simpatico quanto utile intro iniziale - che sorprendono per freschezza e incisività, pur essendo esclusivamente strumentali e quindi all’apparenza poco attraenti.

Ma basta la classe perché un lavoro sia degno di nota, e in “Episode 1” ce n’è veramente tanta, soprattutto perché messa al servizio degli strumenti che ogni singolo componente incastra a meraviglia con tutto il resto. Non ho però ancora svelato il genere che caratterizza quest’album, forse perché farei un torto ai Nostri incastrando con la forza la loro ricetta musicale in una specifica casellina; occorre comunque darne una definizione, e personalmente propendo per la formula ‘lounge modernista’.

Qualunque siano però i vostri orientamenti musicali di massima, non credo possiate comunque prescindere dalla scoperta di questo lavoro, perché ciò significherebbe che a priori evitereste alle vostre orecchie, e al vostro spirito, di godere appieno delle ‘good vibes’ sprigionate dall’ascolto di ogni singola traccia - soprattutto se avete un debole per tutte quelle sonorità tipiche delle colonne sonore degli anni ’70 che un furbacchione come Quentin Tarantino ha riassemblato nell’occasione de “Le iene”.

Qui però non si tratta di semplice revival, anche se la band ripesca a piacimento brani dai repertori di gente come Lalo Schifrin, Nino Ferrer, Quincy Jones, Small Faces e persino dei Green Day, dei quali rileggono “Espionage”. Quindi cover nella sostanza, esclusa la nuova versione del “Link theme”, ma riviste secondo lo stile della formazione, capace come pochi di personalizzare brani altrui evitando però sbavature al momento di rendere omogeneo l’insieme.

Se quindi portate rispetto verso il lavoro di band come i Bluebeaters, che magari gradite anche non poco, non dovete assolutamente farvi sfuggire quest’opera: stesse prerogative di fondo e, soprattutto, stessa classe nel rendere ‘proprie’ le composizioni di diversi artisti quasi che fossero manufatti originali.

Di più non so dire per spingervi all’acquisto, ma spero sappiate fare tesoro dei (buoni) consigli.

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La recensione Episode 1 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2001-12-26 00:00:00

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