E' in riva al mare che nascono queste parole, in una di quelle spiagge immaginarie su cui talvolta poggiamo comodamente i frammenti di coscienza che non trovano riposo. Nascono dalla voglia di lasciarsi coccolare, come quelle volte che si entra in casa e, senza pensare, si va dritti, d'istinto, verso un disco ben preciso.
Un'opera di Fossati può riassumere tutto questo, forse perchè anche lui scrive da sempre vicino al mare della sua Genova, con quell'urgenza di cercare rifugio e conforto nella musica.
Fedele a se stesso, ma con una nuova forma di aderenza ai propri sospiri cantautorali, ecco di nuovo il Fossati presuntuoso che si rannicchia timido nella propria ispirazione, compiacendosi al tepore delle canzoni. Dopo tanti anni, è ancora li, con quell'aria lievemente permalosa, sempre avvolto dal fascino carismatico di una voce ormai divenuta un bene prezioso. Continua a scrivere a modo suo, ma con uno spirito rinfrancato, lieve, romantico, abbandonando la ricerca di composizioni appariscenti per lanciarsi in canzoni profonde ma in grado di alleggerire il pensiero.
Una musica divenuta oggi più luminosa, che mantiene inalterata la capacità di far vibrare il tatto dei polpastrelli come se fossero poggiati sui tasti del suo pianoforte, anche se il "suo" strumento è ora sacrificato a favore di una maggiore orchestrazione collettiva. Un respiro artistico molto diverso rispetto al recente passato, ma integro nel suo saper sussurrare le frasi che in certi momenti avresti voluto avere a portata di mano, questa volta scrivendole senza velo ermetico, all'interno della solita inafferabile sequenza di schemi metrici invisibili in cui apparentemente le parole non entreranno mai.
Prendendo a parte la reinterpretazione di Sono un uomo libero, già donata in precedenza a Celentano, il Lampo Viaggiatore si distende su nove Canzoni in punta di piedi, soddisfatte di se stesse e sempre affettuose con il proprio autore.
Si comincia con il Fossati scanzonato che, sorridendo dietro l'armonica, ironizza su chi "intreccia il vento" ne La Bottega di filosofia, luogo da cui prende vita il racconto di un viaggio a bordo di una vecchia locomotiva che parte sul "filo della frontiera", là dove, nell'illusione di una fisarmonica, si spezza il volo degli immigrati in Italia alla ricerca di Pane e coraggio .
Condotto dal sogno di un macchinista ferroviere, il tragitto prosegue tra fogli stropicciati, ricordi appena impressi e sguardi socchiusi, come quando la nostra immagine riflessa su un finestrino si sovrappone a quella del paesaggio che scorre all'esterno.
Un cantautore che, dopo anni, si stupisce per La Bellezza Stravagante e che si sforza di trovare un senso alla necessità di essere Contemporaneo.
Il Fossati che ti dipinge nel cuore con C'e' tempo, una canzone semplicemente alla sua maniera, che vale la pena farsi regalare per ascoltarla sdraiati su quel prato in cui andate sempre.
Il Lampo Viaggiatore è tutt'altro che veloce, fraseggia su arrangiamenti affettuosi, tra percussioni sfiorate dal figlio Claudio, timide chitarre di accompagnamento, un hammond, qualche programmazione e quel pianoforte, forse lasciato troppo spesso in silenzio, che, quando compare, disegna attimi di pura bellezza. Questo accade in Ombre e Luce (domenica al cinema), una poesia suonata da solo davanti ad un film in bianco e nero, cercando di toccare un "sorriso qui nel buio", un sorriso che "sembrava la marea", "un sorriso che scivoli fuori nel nostro vero inverno".
Un disco che non piacerà a chi è alla ricerca di enigmi esistenziali. Un disco così accogliente da far passare inosservati i difetti di una musica forse troppo innamorata di se stessa. Un disco che è un peccato quando arriva alla fine, ma Fossati, invece di scrivere una lettera per raccontare tutto questo viaggio, preferisce accarezzare di nuovo il suo strumento, affidandosi ad una Cartolina per sperare che sia lei a convincervi a partire...
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La recensione Lampo Viaggiatore di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-03-15 00:00:00
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