Visto così sembra una presa in giro: copertina realizzata con la stampante del pc, un nome alla Elio & le Storie Tese, una foto di copertina da bar anni ’60, la produzione di un improbabile ‘Grezzo dischi’ e l’apertura del cd affidata a “Bauscia”. Poi metti il cd e… capperi!
Una registrazione perfetta - pure troppo forse - e un ‘wall-of-suond’ notevole fatto di decine di riff di sporco e crudo rock di strada. Sì, se dovessi indicare un genere parleri di stoner, ma nei 36’ di questo disco si incrociano mostri sacri del rock misconosciuto anni ’70 - qualche nome? Blue Cheer e Grand Funk Railroad - e a tratti seminalità blues alla Lynyrd Skynyrd. Da non credere. Nell'opera si segnalano, su tutte, l’incedere di basso e voce di “Perline”, con gli inserti di chitarra blues maledetta e la conclusiva colata lavica di “Distanze”. Ah, se tutti gli anziani fossero così... il mondo della musica starebbe senz’altro meglio.
Azzardo: i White Stripes italiani.... credetemi: “Last dream” è la loro “Seven nation army”.
---
La recensione s/t di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-09-12 00:00:00
COMMENTI