“Chiama gli amici e organizza una festa, subito. Ho un gruppo fantastico da far suonare. Su, dai, muoviti! Dio, che voglia maledetta di aprire le finestre e urlarlo fuori… ma lo sai che sono eccezionali?”
Situazioni rare, queste, per chi ama la musica. Epifanie di rara concretizzazione spazio-temporale, eccezioni che confermano la regola: su questa terra vengono prodotti tanti dischi di merda (brutti, bruttini, mediocri).
I Micecars arrivano da Roma probabilmente con un pulmino scassato che suona perennemente i Pixies. Il disco dei Violent Femmes infatti è scivolato sotto il sedile dietro e non lo si trova più, mentre quello dei Dinosaur Jr è stato dimenticato a casa. I Micecars sono in due, Peter T e Little T, e dei due guida chi è meno sbronzo. Dietro è invece seduto Emiliano Colasanti - ex collaboratore di Rockit ora accasato a Rockstar – che, sbracato a gambe divaricate, ha co-prodotto il disco, e ora dirige discorsi che oscillano fra il wrestling e la filosofia esistenzialista (due ambiti, questi, che in un certo senso si compenetrano).
Si tratta di indie-pop-rock, dunque, ovvero quella cosa sghemba che sintetizza senza neanche accorgersene la melodia e le dissonanze, i giocattoli e il rumore. E le cinque canzoni (sei, se si conta la bellissima ghost track, in bilico fra REM e Grandaddy) che vengono inserite in questo “GewGaw Tunes” sono indie-rock incredibilmente accattivante, un esempio magnifico di melodie slacker, arrangiate con la sapienza che è propria solo di chi ha ascoltato i dischi e li ha metabolizzati in maniera assolutamente originale. La convivenza magica, insomma, del sacro (la melodia) e il profano (tutto il resto). E se poi i Micecars si presentano nelle note stampa come credenti “nelle chitarre scordate e nelle settime, in John Lennon ed in Camilla Parker Bowls” e dicono di essersi già “laureati campioni del mondo di Air Guitar nell’estate del 2003” allora la stima aumenta. Vertiginosamente.
Pronti per assistere al loro decollo definitivo - anche in una qualche etichetta blasonata (sì: le carte ci sono tutte, e sono assolutamente fuori regola) - facciamo quello che ci chiedono: take one, clap your hands in the air. Incominciate ad amarli: questi qua (speriamo) faranno il botto.
---
La recensione Gewgaw Tunes di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-03-14 00:00:00
COMMENTI