Andrea Laszlo De Simone Immensità (suite) 2019 - Cantautoriale, Progressive

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Una suite di 25 minuti, un'ispirazione di rara bellezza per il nuovo disco di Andrea Laszlo De Simone

Quando esce un disco così, difficile rimanere calmi e sereni. Scombussola, come fosse un agente del caos. Parliamo di quel fantastico cantautore che è Andrea Laszlo De Simone, uno dei pochi che riesce a fare dischi belli e concerti altrettanto belli senza rientrare nei radar di radio, tv, gruppi hipster sui social. È un peccato, perché qui si parla di livelli altissimi che prendono il volo con l'ultimo disco, Immensità.

Andrea ha il cuore prog, altrimenti non si spiega perchè abbia deciso di scegliere la forma della suite di 25 minuti in stile Atom Heart Mother dei Pink Floyd invece dei singoli da classifica di Spotify. Poi ascolti i 4 movimenti più il finale che animano questa lunga traccia senza interruzioni e ti perdi, svolazzi con la testa, se riesci a entrarci dentro come si deve vieni premiato con un'esperienza extracorporea.

In questo disco, scritto e arrangiato in modo sublime, c'è il sunto della miglior canzone d'autore italiana degli anni d'oro, a cavallo tra i '60 e i '70. Qualche nome? Ivan Graziani, Lucio Battisti, Franco Battiato, Edoardo Bennato, la PFM e ancora le grandi interpretazioni in bianco e nero di Mina, ma in realtà, nonostante si colgano qua e là le influenze, sembra che Andrea faccia scuola a sé. 

Essendo un concept a cui verrà associato un mediometraggio video che uscirà nelle prossime settimane, ha poco senso parlare delle singole canzoni che lo compongono: sono tutti tasselli di un'opera unica, monumentale e assurdamente bella, di cui dovremmo parlare con competenza solo dopo innumerevoli ascolti. Siccome però in quest'epoca tutto è il contrario di tutto, sulle piattaforme di streaming si può anche ascoltare la suite suddivisa in 4 tracce, e allora provate ad entrare attentamente dentro la ballata spaziale Immensità, la struggente e toccante La nostra fine, Mistero con le sue aperture in stile Spiritualized e il folk in espansione (come l'Universo) di Conchiglie: personalmente non sentivo una tale ispirazione da Die di Iosonuncane.

Al momento possiamo solo rimanere stupiti dal lavoro dietro questa suite, e abbracciarla mentre ci porta via.

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La recensione Immensità (suite) di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-11-08 12:00:00

COMMENTI (2)

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  • doriangray1999 5 anni fa Rispondi

    ma è uguale anche a un pezzo di MOTTA......... :-)

  • maxavo 5 anni fa Rispondi

    Per quanto trovi questo ep molto interessante e gradevole, non posso esimermi dal chiedermi se, oggi, si poss fare ancora musica che si rivolga al futuro, piuttosto che ripercorrere le strade del passato. A sentire le ultime proposte italiane, almeno quelle piu osannate, direi che la risposta è NO. La parola Rock è stata eliminata dal vocabolario del perfetto musicista italico, intento ad abbracciare la parola "indie" rivista in chiave ultra commerciale(vedi The giornalisti), quasi che quella definizione giustificasse il revival del passato in sostituzione di una originalita oramai nemmeno piu cercata.L importante è assomigliare a qualcosa che gia c è o che c'è stato, che sia esso sofisticato o popolare(entrambe è chiedre troppo).E veniamo all oggetto in questione, questo ep di De Simone, che non si discosta molto, se non per la raffinatezza della sua proposta; si, perche se ascoltandolo mi vengono in mente i cantautori del passato o, addirittura nello specifico caso della bella conchiglie, proprio un pezzo di cui è quasi la copia che è "the trip" dei Portishead( da "third") vuol dire che non si riesce piu a parlare se non sulle note di qualcun altro.
    Va benissimo, basta saperlo!