Una delle poche sorprese positive del Meeting delle Etichette Indipendenti, dal punto di vista dei demo ricevuti, è stato questo cd di cui mi accingo a parlare. Consegnatomi nelle mani da un componente del gruppo, rimanevo un po' 'contrariato' quando lo stesso ha liquidato la sua band come un esperimento sonoro vicino ai Mogwai.
Per carità, nulla contro la band titolare di capolavori intitolati "Come on die young" e "Young team", ma il paragone mi sembrava decisamente azzardato, visto e considerato che certe cose pensavo non fossero comunque concepibili nel Belpaese. E invece mi ritrovo con 6 pezzi assolutamente ineccepibili e ricchi, ricchissimi di atmosfere care al gruppo scozzese; l'iniziale "C. (the clown)" disintegra qualsiasi pregiudizio relativo al quartetto, con il suo 'saliscendi sonoro' tra chitarre 'stop and go' e la carica noise insita nei climax. Non sembra vero che in meno di tre quarti d'ora una band (che riteniamo) esordiente, riesca a generare un sound così compatto, senza mai risultare noiosa o banale.
Si prenda ad esempio "L'altro ieri", che se da una parte ricalca gli schemi finora accennati, dall'altra si caratterizza per le aperture acustiche che sembrano un'ottima intuizione a livello di arrangiamenti. E proprio sotto questo punto di vista la formazione sembra impeccabile, soprattutto quando tocca alla chiusura di "Dear Leibniz": la canzone, registrata dal vivo, è una cavalcata elettrica intrisa di psichedelia in chiave noise che fotografa al meglio la potenza di un gruppo che è fin troppo riduttivo considerare la 'risposta italiana ai Mogwai'.
Perciò, ascoltate anche episodi quali "Maison #1", con echi dei Marlene Kuntz in odor di ballata, e "July", fortissimamente caratterizzata dall'attributo 'post'.
Non avete scampo: i Lunaire devono essere vostri, a tutti i costi!
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La recensione Lunaire di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2000-03-16 00:00:00
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