Il giudizio complessivo è vicino al "superlativo"
Sgombriamo subito il campo dai dubbi: se non amate il rock'n'roll più stradaiolo, per intenderci quello con un approccio alla Neil Young (artista a cui dichiarano di ispirarsi manifestamente) del periodo ’80 e ‘90, lasciate perdere e passate pure oltre.
The Rust and The Fury - la cui ragione sociale già di per sè racconta tutto un immaginario a cui i Nostri si abbeverano - sono un fottutissimo gruppo devoto al r'n'r; ma stavolta non è solo una questione di sound, perché si percepisce subito che la differenza sostanziale è nel talento. Un talento che, certamente, fa tornare in mente gli Arcade Fire (forse la band sui generis che più abbiamo oggi nelle orecchie), ma questo quintetto dimostra come sia possibile trasformare certi ascolti in un ottimo songwriting personale. Certo, una mano amica in studio di registrazione li avrebbe aiutati molto, sia per togliere alle chitarre quella patina casereccia per farle brillare come ci si aspetterebbe ma anche per regolare al meglio qualche incastro ritmico. Però, a pensarci bene, si tratta di due aspetti che è giusto catalogare oggi fra le cose da migliorare in futuro, trovandoci di fronte ad un esordio il cui giudizio complessivo è vicino al "superlativo".
In queste 8 tracce c'è qualcosa che funziona benissimo, come ad esempio i pezzi in crescendo: "These days" è pura nostalgia anni '90, mentre "Francis with god" ha quell'handclapping iniziale a fare da battistrada per una canzone che tanto ricorda un incrocio tra Gin Blossoms e Uncle Tupelo (il primo impiego importante di Jeff Tweedy, per intenderci), con la sostanziale differenza di un’affascinante voce femminile ai cori che ritornerà protagonista più avanti. E a proposito di incroci, l'iniziale "Roundabout" rappresenta l'ipotetico anello mancante tra gli A Toys Orchestra e la band canadese evocata qualche riga più sopra... mica noccioline!
Però, la cosa migliore in assoluto si intitola"Laughing for nothing", il classico pezzo per il quale non ci meraviglieremmo se qualche (web)radio station tematica decidesse di trasmetterlo fino alla noia, grazie all'eccellente prova vocale di Francesca Lisetto, la cui interpretazione ricorda Susanna Hoffs (The Bangles), tanto per fornirvi altre coordinate.
Insomma, ce n’è di ciccia per goderne appieno e sperare in un radioso futuro per questi cinque perugini. A tratti manca solo un pizzico di esperienza e qualche buon suggerimento per evitare alcune sbavature; nonostante ciò, “May The Sun Hit Your Eyes” rimane un album che merita la segnalazione di “Disco della settimana”. In attesa di sbalordirci dal vivo.
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La recensione May The Sun Hit Your Eyes di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-09-03 00:00:00
COMMENTI (6)
vanno come i treni
dal vivo spaccano! youtu.be/1hcZ3u6vWmw
veramente bravi! effettivamente ci sento molto di più gli Arcade Fire ed anche Band Of Horses ;) La voce in alcuni pezzi potrebbe "spingere" di più, diventare più spigolosa, ma è una questione di gusti.
@RoyBatty non ti seguo: perché "fottutissimo" lo vedi come immagine retorica? Secondo me, invece, dà l'idea dell'alchimia sonora...
Sulla voce maschile possono migliorare... ma ancora meglio possono fare se riescono a costruire qualcosa di speciale nell'incrociare le due voci.
Faustiko scusa ma perche' un gruppo che fa r'n'r e' "fottutissimo" ? e' una immagine un tantino retorica, non credi ? la band cmq merita, peccato per la voce che secondo il mio modestissimo ed insignificante parere ha poco carattere.
favolosi....