Quelli creati da Iacampo sono mondi incantati, meglio ancota disincantati, dove le favole raccontate sono estremamente vicine alla realtà, le belle speranze ed i sogni lasciano spazio alla concretezza ed alla difficoltà delle piccole prove quotidiane.
La prima volta che mi sono trovato ad ascoltare Marco Iacampo è stata una decina di anni fa circa, quando arrivò nella mia piccola città un certo Goodmorning Boy, progetto storico del cantautore veneto. Provai un amore immediato per il suo cantato così sottile, le armonie leggerissime, ascoltai il suo "Hamlet Machine“ per giorni chiedendomi come mai non fosse su grandi palchi a far innamorare le persone. Non trovai mai una risposta alle mie domande ma continuai ad ascoltarlo per giorni, portando in auto solo il suo cd insieme a quello dei 90 Day Men, due album che accompagnavano i miei lunghi viaggi d'asfalto ed immagini.
Ora a distanza di anni riascolto la sua voce che non è più quella di una volta, tutto è più pulito, maturo, la sua musica una volta portata avanti da un piano quasi percosso e scalfito da dita pesanti viene oggi gestita da una chitarra gentile, dai ritmi lenti e le orchestrazioni delicate. In brani come “Amore in ogni dove“ sembra di ascoltare il Josè Gonzalez di “Our Nature“, in “Tanti no e un solo si“ fa capolino Sergio Endrigo, più avanti è la scuola genovese degli anni '60, oppure venature british ("Non è la California").
Quelli creati da Iacampo sono mondi incantati, meglio ancora disincantati, dove le favole raccontate sono estremamente vicine alla realtà, le belle speranze ed i sogni lasciano spazio alla concretezza ed alla difficoltà delle piccole prove quotidiane. Un disco diverso da quel capolavoro che era “Hamlet Machine“, ma che di quest' ultimo conserva la forza espressiva; decisamente migliore di quel disco omonimo del 2010 così fuori fuoco, ora riesce a costruire con "Valetudo" un vero gioiello, capace di prefiguare scenari bellissimi eppure così reali; la cura estrema per le melodie fa di Iacampo uno di quei cantautori unici, che non avranno magari il successo mediatico di altri colleghi ma che rimarranno a lungo, con lavori così preziosi, negli ascolti di chiunque ci si imbatta almeno per una volta.
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La recensione Valetudo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-01-07 00:00:00
COMMENTI (10)
E Simon & Garfunkel?
E sui sentono il primo Dylan e tutto il folk Usa anni 60 nella prima canzone!
Si, proprio un ottimo lavoro. Indovinata la chiusura della recensione.
finalmente sono riuscito ad ascoltarlo tutto d'un fiato... bella marco... belle soffici vibrazioni!
Ho creato l'account solo per dire che questo disco è meraviglioso :)
ne siamo orgogliosi !!! :)
Fra le cose più belle del 2012...
bello!
visto dal vivo -> una bomba!
meritatissimo!!