Three in one gentleman suitNotturno2015 - Rock, Elettronica, Post-Rock

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I TIOGS sono tornati con la chiara consapevolezza di cosa volevano. Mai troppo emotivi e mai troppo freddi, in un equilibrio stupefacente che, a mio avviso, è difficilissimo da raggiungere.

“Nightshift” inizia piano, come se dovesse entrare sottopelle e, in un niente, ti trovi questo ritornello potente che si incastra perfettamente con il resto; pur non essendo nulla di esuberante o di particolarmente incisivo, è esattamente cosa serve in quel momento e arrivano pure i cori epici a 40 secondi della fine; tutto è dosato, funziona tipo orologio. In “Jungle Frenzy” sembrano i Cure in un crescendo costante, è un brano ritmato che ti tiene in tensione per la sua intera durata e poi finisce sulla voce nuda, così, nel modo più naturale possibile. “Ashes” è una “ballata” malinconica, a suo modo romantica, come la potrebbero scrivere gli Interpol. “Black Harp” è quella che prende alla sprovvista perché, all'inizio, non ti sembra nulla di eccezionale ma poi capisci che la struttura della canzone è formidabile: tante micro-sfumature che portano a quello stacco netto e, poi, ad un nuovo cambio; sempre rimanendo puliti, contenuti e mai eccedendo oltre ai bordi stabiliti. E non parliamo dei cori sporcati di vocoder – o quello che è - in “Defeaning Dawn”, quasi ti commuovi.

Insomma, hai già superato la prima metà del disco e a malapena te ne sei accorto. Tutto funziona a dovere, ogni cosa è calibrata. I suoni sono ben accostati tra di loro in un mix tra distorsioni ed elettronica. Le tracce hanno una struttura forte pur tenendo un'estetica di basso profilo: si presentano come semplici canzoni indie-rock ma poi ogni brano mostra una precisa evoluzione e contiene più di un'idea/soluzione forte; non hai mai la sensazione che due pezzi si somiglino o che siano il risultato di tante parti messe insieme approssimativamente (cosa che, a volte, si percepiva nel precedente “Pure”). I testi rincarano la dose di malinconia, solitudine che non capisci se è temuta o cercata (“Two is a crowd, one is a mess”, dicono in “Parallels”), puzza di ospedali e fallimenti ovunque.

“Parallels” e “Spiders” sono le due meno personali/originali: la prima è più diretta e indie-fine-anni-90 con quel ricamo che fa tanto Appleseed Cast a sostenere i lamenti alla Xiu Xiu, nell'altra sembrano quasi i Deftones. Con “Medusa” c'è il gran finale: si ritorna alla struttura solida, gli stacchi posizionati bene ed un crescendo cazzuto e robusto per una canzone che non ha un solo calo nei suoi 7 minuti (assolo di chitarra compreso).

I Three In One Gentleman Suit sono tornati con la chiara consapevolezza di cosa volevano. Mai troppo emotivi e mai troppo freddi, in un equilibrio stupefacente che, a mio avviso, è difficilissimo da raggiungere. “Notturno” è un disco maturo, scritto benissimo e suonato/arrangiato ancora meglio. Un piccolo capolavoro.

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La recensione Notturno di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-06-22 00:00:00

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