SorgeLa guerra di domani2016 - Elettronica

Disco della settimanaLa guerra di domaniprecedenteprecedente

L’essere e il dover essere. La vita vissuta e quella sognata. La vita che c’è e quella che non c’è più. Una resa consapevole che profuma di vittoria.

Emidio Clementi si congeda momentaneamente dai suoi Massimo Volume, si accomoda sopra uno sgabello girevole, prende coraggio e, col cuore gonfio, comincia a flirtare con un vecchio pianoforte polveroso ma carico ancora di storie da raccontare. E, come si sa, dagli accordi di un piano nascono spesso creature sorprendenti, come se la semplicità fosse, davvero, la madre di tutte le meraviglie. Così è anche in questo caso. Grazie anche all’amico Marco Caldera (già coproduttore artistico di “Aspettando i barbari”) che prende i bozzetti melodici del cantautore ascolano per trasformarli in compiute declamazioni elettronizzate.

Un progetto di livido cantautorato metropolitano, dunque, che tramuta dieci briciole di pane in altrettanti diamanti grezzi, traendo concettualmente spunto dalla storia tragica e affascinante della spia sovietica Richard Sorge (caparbiamente fintasi nazista fino alla morte, avvenuta per impiccagione, ad opera dei giapponesi, durante la II Guerra Mondiale) per esplorare quella torva zona d’ombra che separa il nostro vero essere da quel dover essere imposto spietatamente dalla vita e da un mondo che “non accetta più cambiali”: lo snaturamento della nostra più intima essenza – per mano dei persistenti compromessi quotidiani, dell’istinto alla sopravvivenza e di una salvifica(?) apparenza – diventa per Clementi materia viva per dissertare sulla vita vissuta e quella sognata, su quella “che funziona e quella che uccide” e, soprattutto, sulla vita che c’è e quella che invece non c’è più, che sia la nostra o quella di altri poco importa (già, ma alla fine “per chi suona la campana?”).

Nelle dieci tracce di “La guerra di domani” il colto approccio neorealista di Clementi si sposa alla perfezione con l’asettico minimalismo transistorizzato di Caldera. Tratteggia un non-luogo narrativo cupo e stagnante, un violaceo piano sequenza dove tuttavia c’è ancora posto per l’amore e la famiglia, per l’amicizia e il riscatto sociale, per il lato buono del dolore e persino per quello liberatorio della morte (“Zia Clara che aspetta una chiamata che la liberi finalmente da questo inferno chiamato Terra” – “In famiglia”), per quanto un solo istante sia in grado di privarti tragicamente della vita di sempre per sostituirtela col nulla (giusto per ricordare il pensiero di quella Joan Didion qui presente in ogni interstizio).

Un altro tassello importante nella carriera poliedrica di Clementi che si abbandona completamente al freddo abbraccio dell’elettronica per dichiarare al meglio, di fronte al cronometro cannibalesco della vita, la propria resa consapevole che sconfitta non è, perché se è vero – come è vero – che la vita non ci dà scampo, be’, allora tanto vale prenderla così com’è per uscirne vittoriosi (“Accetto tutto”).

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La recensione La guerra di domani di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-01-18 00:00:00

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