House potentissima fatta con i paradigmi della techno classica, in un disco che manderà in visibilio tutti i fan fondamentalisti dei Daft Punk
Fugato il sospetto della provenienza del gruppo, stabilito che il progetto Tiger & Woods non era più solo un gioco per buttar fuori qualche bootleg, l'italianissimo duo è partito alla conquista di una consacrazione planetaria ai quattro angoli del globo a colpi di ep, smash hit ("Gin Nation"), raccolte di file ("Wiki & Leaks") e un album vero e proprio nel 2011, con cui si sono fatti adorare da tutta (e sottolineiamo tutta) la scena clubbing mondiale.
Ora a cinque anni dal primo lavoro e con alle spalle una sequela impressionante di live, ecco uscire il tanto atteso sophomore della sfavillante carriera di questo duo, nato per gioco e un po’ per caso, a proporre quella che sostanzialmente è una house potenziata fatta di ballo, sudore, e poche luci.
Descrivere quello che fanno i Tiger & Woods è semplicissimo: basta prendere "Bestissimo" come linea guida. Il trick consiste nel fare della house potentissima, usando nella costruzione dei brani tutti i paradigmi della techno classica (di cui Marco Passarani, metà di Tiger & Woods, è un assoluto pioniere in Italia): cassa house in 4, un basso arrovellato e tanto Daft Punk, in fase continuata per un numero di battute in multipli di 4, e ogni tot si aggiunge una nuova linea di suoni o synth, fino ad arrivare al refrain. Nessuna pausa, nessun carico multieffetto in eccesso, tanto caro alla EDM era.
Ogni traccia delle 10 che compongono l'album è una lezione di aerobica e dinamica, con tanto flanger, un diluvio di filtri, voci robotiche, contro-voci robotiche, sample vocali. Ci si ritrova in un ballo continuo, saltellante come non mai, in un'ora scarsa di solida compattezza, in cui traspare uno stile proprio e definito in cui Tiger & Woods mostrano muscoli e artigli, cervello e intelligenza. Un lavoro dalla precisione chirurgica (i vecchi saggi direbbero una costruzione glaciale per quanto perfetta) e carica di stile, un attacco che non ammette critiche o repliche per un disco clamoroso per bellezza e per futura longevità, tanto che lo si faccia girare nei club, tanto che vada on repeat nelle cuffie di atleti e maratoneti del dancefloor.
"On the Green Again" è il disco che tutti i fan storici, fondamentalisti e tradizionalisti dei Daft Punk aspettano o aspettavano una volta mandato a memoria "Discovery". Anche se i due dischi non hanno punti di contatto diretti, "On the Green Again" riporta la gioia del ballo fine a se stesso, in un lavoro che per solidità, fluidità e forza dirompente, ricorda tantissimo i primi due lavori del duo francese mascherato (in questo senso, "Ginger & Fred" è clamorosa).
Questo secondo album di Tiger & Woods è un percorso netto due, tre punti sotto il par, di quelli che ti fanno vincere in scioltezza qualsiasi open ci sia nel Pga Tour, un lavorone di quelli destinati a creare scompiglio tra chi con supponenza aveva già delineato una fantasmagorica classifica di fine anno. Questo 2016 ormai in chiusura regala ancora botti come questo. Da ascoltare assolutamente.
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La recensione On the green again di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-11-07 00:00:00
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